di Gigi Cabrino – A differenza di chi, specialmente in Italia, ha utilizzato le elezioni europee per calcoli interni, il presidente Macron, cogliendo col voto europeo un allontanamento del sentire popolare dalla rappresentanza parlamentare francese, ha deciso di contarsi in casa nel modo più corretto: indicendo elezioni politiche, primo turno a sole tre settimane dal voto europeo con ballottaggi la settimana successiva.
Davvero impensabile a casa nostra una decisione simile in tempi tanto rapidi.
Il primo turno ha visto l’affermazione del RN di Marine le Pen e Bardella che hanno ottenuto oltre il 33% dei voti, il 28% è andato all’alleanza dei movimenti di sinistra ed il 20% al partito del presidente Macron.
Una campagna elettorale tanto breve necessariamente punta più alla pancia che non al cervello dell’elettorato; non so se è dovuto al fatto che al di qua delle Alpi sono giunte notizie non molto dettagliate, ma mi pare che i contenuti, i programmi e le proposte degli schieramenti non siano chiari: “fermare le destre” da parte delle sinistre e “mandiamoli a casa” da parte del RN.
Ripeto, magari è solo perché non sono arrivate notizie più precise ma personalmente non ho letto una proposta che sia una da parte dei leader degli schieramenti, e temo che, come in Italia con gli avvicendamenti degli ultimi anni, non ci siano stati programmi ma solo slogan e comunicazione più o meno efficace; sorge il dubbio che i programmi veri e propri siano comunque già scritti e decisi altrove.
Che i contenuti passino davvero in secondo o terzo piano sembra dimostrarlo il fatto che già alle 20 di domenica 30, appena chiusi i seggi, si sia iniziato a parlare di alleanze per il secondo turno, per vincere (RN) o per impedire la vittoria della destra ( alleanza di sinistra e Macron), non un passaggio sui contenuti di una eventuale alleanza.
Il coraggio di Macron di sciogliere le camere ed indire elezioni che sapeva non favorevoli al suo schieramento va sicuramente riconosciuto e non sono un bello spettacolo le critiche mosse da parte di chi gli rimprovera il fatto di rendere possibile la vittoria della destra; può piacere o meno e a me personalmente la destra rappresentata da Marine Le Pen che negli anni ha eliminato politicamente ogni possibile concorrenza interna che potesse offuscarla, l’anziano padre fondatore del partito e la giovane nipote emergente tanto per dirne qualcuno, non entusiasma; tuttavia la democrazia funziona così, può non piacere chi vince, ma chi vince governa; tra l’altro, con i ballottaggi non è ancora certo che Bardella avrà i numeri per governare.
Secondo alcuni analisti l’azzardo del presidente francese è stato calcolato in previsione delle presidenziali del prossimo anno; un calcolo cinico farebbe pensare che Macron scommetta sul logoramento di un anno di eventuale governo del RN senza esperienza di governo e con molti politici alle prime armi.
Presto per dirlo, ma il ragionamento ha una sua logica, cinica fin che si vuole ma pur sempre logica.
Infine un insegnamento dovrebbe arrivare anche per la destra meloniana, pur con tutte le differenze legate al fatto che FdI appartiene ad un diverso raggruppamento politico europeo rispetto al RN di Le Pen.
Se il RN dopo queste elezioni governerà in Francia sarà perché avrà i voti necessari a costruire una maggioranza parlamentare, in solitaria o in alleanza con altri partiti; come FdI in Italia governa in virtù di una maggioranza in Parlamento a sostegno del governo.
E’ fuori luogo l’atteggiamento di Giorgia Meloni in sede europea per la scarsa attenzione riservata in sede di designazione dei vertici UE per il prossimo quinquennio; il partito di Giorgia Meloni ha ottenuto un ottimo risultato alle europee eleggendo 24 dei 76 deputati europei spettanti all’Italia, ma questo risultato non muove granchè nel Parlamento europeo composto da 705 parlamentari.
Se non si hanno i numeri non serve a molto urlare e battere i pugni per avere il pallino in mano, meglio dialogare e ragionare per ottenere ciò che è possibile.
Che spesso non è ciò che si vuole.