di Raffaele Piccoli – Chi ha avuto la pazienza di leggere le 104 pagine della motivazione riguardante la sentenza della Corte Costituzionale sulla la legge 86 (autonomia differenziata), avrà compreso che la legge è stata demolita. Su questo molti osservatori indipendenti concordano.
La Consulta, ha fatto il suo mestiere, ha ribadito che l’Italia e il Popolo Italiano sono una sola cosa dalle Alpi alla Sicilia, e non presentano particolarità tali da giustificare forme avanzate di autonomia. e fin qui nulla di particolare, l’art. 116 è stato interpretato in maniera restrittiva.
Diversamente non poteva essere da parte di una Corte a trazione centro meridionale.Non ho mai avuto particolare simpatia per questa legge quadro nata da una mediazione tra un partito di centro e due destra, proposta da una Lega che ha abbandonato gli ideali delle origini. Mi ero forse illuso che potesse essere un primo approccio verso una modifica successiva della Costituzione in senso autonomista.
E’ stata un’illusione ne prendo atto.Qualcuno diceva che a pensar male si fa peccato, ma che alla fin fine ci si indovina.Sorge il dubbio che il percorso fosse già genericamente individuato. Legge approvata, impugnata dalla sinistra non tanto nel merito ma per motivi politici, richiesta di modifiche sostanziali da parte della Consulta. Riportata in Parlamento e lasciata su un binario morto. Il precedente della legge sul federalismo fiscale ( n. 42 del 5 maggio 2009), approvata e mai entrata in funzione per mancanza di decreti attuativi docet.. Eloquente la frase di Tajani al riguardo:” c’è tempo sino al 2027 per le modifiche”.
E questo con buona pace di chi nel Giugno scorso cantava vittoria. Oggi sono contenti tutti, la Lega perché può raccontare di aver coronato un sogno che rincorreva da più di 30 anni, i Fratelli in quanto possono ancora tentare di far approvare il premierato (qualcuno se ne ricorda?) e Forza Italia perché tutto é stato bloccato. I voti del Sud sono salvi.Non credo ci sia molto altro da aggiungere, ma poche cose ancora cose vanno dette.Primo, ormai solo una minoranza vota, le previsioni sull’affluenza per le prossime politiche sono che non si superi il 40% , secondo per il nord tradito e abbandonato non vedo possibilità di riscatto, a meno che una crisi di sistema non obblighi a riforme profonde anche costituzionali. Terzo aveva ragione Bossi quando 30 anni fa diceva che è impossibile modificare questo Paese dall’interno.