Buongiorno e buon anno direttore, le scrivo questa mail come risposta alle critiche che spesso si sentono sulla svolta indipendentista della Lega Nord nel 1996 perché troppo azzardata e perché affossò dialoghi sul federalismo e autonomismo. L’Italia si presentò agli albori dell’introduzione dell’euro, nel 2001, con una debole riforma costituzionale, quella del Titolo V, che si è poi dimostrata inadeguata per le esigenze della Padania e dell’intera penisola.
Tale riforma non ha fatto altro che accentuare i difetti del regionalismo ed aumentare l’ego dei presidenti di regione eletti direttamente dal popolo. La modifica del Titolo V della Costituzione italiana fu però il frutto del grande sforzo politico fatto dalla Lega Nord di Umberto Bossi nella legislatura che andava dal 1996 al 2001 e che vide il suo fulcro proprio nella grande manifestazione del 15 Settembre 1996 e alle successive iniziative (politiche) secessioniste ed indipendentiste tra cui anche la fondazione del quotidiano “La Padania”.
La svolta secessionista fu un passo necessario, un vero spartiacque, infatti il buon risultato elettorale del 1996 (poco più del 10%) non era sufficiente per essere l’ago della bilancia in Parlamento ma permise di avere la forza per potenti rivendicazioni come quelle indipendentiste e di conseguenza di esercitare una potente pressione sui governi in carica.
Bisogna tenere conto che allora la Lega Nord si misurava contro uno stato italiano fortemente centralista, ottuso e pronto a giocare sporco con ogni mezzo. Fu quindi, a mio avviso, una svolta valida oltre che epocale e culturale, e che oggi come allora ha ancora il suo valore per trattare con Roma che o nega e boccia le riforme oppure trasforma le richieste autonomiste in occasioni per favorire lobbies di pescecani locali.
Certo, nel 2001 la montagna partorì il topolino, la modifica del Titolo V (di fatto l’unica riforma costituzionale di un certo spessore nella vita della Repubblica italiana) ma fu l’esempio che i padani, se uniti, possono fare molto.
Attualmente lo stato italiano è uno stato morente, che con il suo centralismo e l’inefficiente regionalismo (come si è visto in occasione della crisi del COVID 19) cerca di trascinare il Nord nell’abisso creato da UE, NATO ed Euro, inoltre il quadro politico è molto polarizzato su PD e FDI e questo sta creando forti scontenti e grandi astensioni agli appuntamenti elettorali. Salvini e Zaia hanno creato disastri e vuoti enormi sia per il penoso “travaso tricolore”, che per aver illuso i padani ed i veneti che il “rachitismo” (per assenza di autonomia fiscale) della nata morta legge Calderoli potesse soddisfare esigenze di autonomia e libertà.
Il quadro strategico degli equilibri mondiali è in forte evoluzione per cui si possono aprire grandi spazi per le vere forze autonomiste e indipendentiste che sono attualmente attive, anche se esigue, e come un fiume carsico troveranno la maniera di unirsi e di fare sentire la propria voce al momento opportuno.
La frattura centro/periferia (citando S. Rokkan) è innegabilmente ben presente e le cose spesso cambiano con una rapidità inaspettata esattamente come accadde tra il 1990 e il 1993 quando il crollo dello status quo creato dalla contrapposizione comunismo/anticomunismo disorientò l’Italia politica di allora, proiettando la Lega Nord ai massimi livelli. I cani da guardia istituzionali della costituzione centralista sono ancora ben vigili ma il fuoco della Libertà e del vero autonomismo in Padania è sempre acceso e citando Rambo “non è un interruttore che si può spegnere quando si vuole”.
Grazie dell’attenzione e i miei più cordiali saluti padani
Cedric