La proposta della macroregione del Nord-Ovest di Marco Bucci: i movimenti territoriali hanno capito l’opportunità politica? Il silenzio incredibile del Veneto

14 Gennaio 2025
Lettura 2 min

di Cuore verde – Premetto che non aderisco ad alcun comitato, associazione o partito politico ma sono interessato, senza alcuna preclusione, a tutte quelle proposte politiche ed amministrative che possano promuovere concretamente una specie di alleanza “federale” che dia spazio e voce alle autonomie locali.  

Il mio intento è semplicemente quello di avviare un dialogo costruttivo su un tema importante come quello delle realtà macroregionali padane, tenendo a mente il rispetto per le diverse opinioni.  

L’intento di promuovere una Padania federativamente unita deve necessariamente contemperare il rispetto delle differenze storiche, culturali e politiche come punto di partenza significativo per la riflessione sull’evoluzione dei movimenti regionali.  

Riconoscere la dicotomia tra le diverse identità all’interno di questa grande “regione” è essenziale per costruire un movimento politico inclusivo. La dicotomia più evidente è quella che si presenta da secoli tra la parte occidentale e quella orientale della Padania, divise dal fiume Adda, approssimativamente la Neustria e l’Austria longobarda.     

Si potrebbe sostenere che la promozione di macroregioni separate porti ad una frammentazione più profonda. Tuttavia, se gestita correttamente, la cooperazione tra macroregioni potrebbe realizzare una forte rete di solidarietà, piuttosto che una divisione. 

La proposta di una “macroregione del Nord-Ovest” da parte di Marco Bucci rappresenta un’opportunità significativa per promuovere una maggiore cooperazione tra le regioni di Liguria, Lombardia e Piemonte.

Sarebbe auspicabile che anche il Veneto rispondesse con una proposta simile, la “macroregione del Nord-Est”, spostando l’attenzione dalle questioni di potere politico, suscitate dalle prossima scadenza elettorale regionale, verso un’analisi più ampia delle dinamiche territoriali, incluse le storiche relazioni con province come Brescia e Bergamo, già parte per secoli dell’Austria longobarda e della Repubblica di Venezia. Un’iniziativa di questo tipo potrebbe favorire uno sviluppo economico e culturale più coeso e strategico nell’area padano-veneta. .  

Si tenga conto che la proposta di Marco Bucci, indipendente di centro-destra, nel contesto di una Padania di fatto unificata nel voto dai Fratelli d’Italia, certamente non entusiasti di appoggiare posizioni fortemente autonomiste nordiste, è l’unica che attualmente introduce esplicitamente nel dibattito pubblico il concetto di “macroregione”, pur essendo ben tre regioni del Nord guidate da esponenti politici leghisti.   

Qui non si tratta di ipotizzare complessi impianti legislativi e burocratici destinati ad essere puntualmente smantellati sotto l’aspetto giuridico o di prospettare improbabili accorpamenti ed annessioni. Attraverso tavoli di coordinamento per questioni fondamentali come viabilità, trasporti, sanità e istruzione, ritengo sia possibile promuovere un rapporto ed un approccio di tipo federativo, permettendo a ciascuna regione di mantenere la propria autonomia pur collaborando in modo più efficace su tematiche comuni. Tale prassi amministrativa potrebbe incrementare l’efficienza e favorire una gestione più integrata delle risorse e dei servizi, preservando al contempo l’identità e l’indipendenza delle singole istituzioni regionali. 

Questo approccio pratico, non solo ricostruirebbe i legami effettivi tra le varie identità padane, ma costituirebbe anche una base solida per movimenti politici territoriali contemporanei capaci di affrontare le sfide moderne. 

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
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