Il presidente Usa Donald Trump intende trattare, nei negoziati sui dazi, l’Unione europea come un blocco, per quanto “ogni paese sia diverso”. Nell’Ue, ha detto Trump, “ogni paese è diverso”, ma gli Usa la “guardano come un blocco”. Il presidente ha parlato coi giornalisti in occasione della riunione di gabinetto. Bruxelles è stata “molto dura”, ma “molto intelligente”, ha detto Trump. “Erano pronti a dichiarare ritorsioni. E poi hanno sentito quello che abbiamo fatto nei confronti della Cina e degli altri – tranne la Cina – e hanno detto: ‘Sapete, ci metteremo un po’ da parte'”.
Il Trump ha poi avvertito oggi che la transizione legata alla sua guerra dei dazi, particolarmente aggressiva nei confronti della Cina, avrà “un costo”. “La transizione avrà un costo e porrà dei problemi, ma alla fine sarà una cosa buona”, ha stimato il presidente americano durante una riunione del suo governo alla Casa bianca.
Prima di rispondere alla domanda specifica sulla Ue, dicendo che verrà considerata come un unico blocco, il presidente aveva però detto, parlando in generale, che “ogni Paese è diverso” quando si tratta di negoziare i dazi. “Alcuni Paesi hanno certi vantaggi che altri non hanno” ha spiegato, sottolineando che alcuni hanno enormi surplus, come la Cina, mentre altri “non hanno di fatto surplus ma ci colpiscono in altri modi e noi vogliamo affrontarlo. Ogni Paese – ha concluso – è un po’ diverso”.
L’Unione europea ha risposto alla “pausa” di 90 giorni decretata ieri da Donald Trump sui dazi sospendendo per lo stesso periodo le contromisure che aveva deciso ieri, con l’appoggio quasi unanime degli Stati membri (a parte la solita Ungheria), come prima ritorsione contro l’attacco commerciale degli Stati Uniti.
Si tratta di un “bel gesto”, che vuole soprattutto incoraggiare il dialogo e il negoziato con gli Stati Uniti, primo obiettivo strategico europeo, mentre continua a non essere chiaro quale sia la strategia di Trump, che cosa voglia veramente, con le sue minacce sui dazi, usate chiaramente come un’arma tattica negoziale.
Ma, dal punto di vista delle condizioni di reciprocità, l’Europa non ci guadagna molto, per ora. La pausa di Trump riguarda infatti solo l’ultima delle tre successive decisioni che il presidente Usa ha preso sull’introduzione di nuovi dazi, rispettivamente il 12 e il 26 marzo e il 2 aprile. Le contromisure dell’Ue che sono state sospese oggi, prima della loro entrata in vigore inizialmente prevista in tre ondate, il 15 aprile, il 16 maggio e a inizio dicembre, rispondevano solo alla prima delle tre decisioni di Trump, quella del 12 marzo sull’imposizione di dazi del 25% alle importazioni di acciaio, alluminio e prodotti derivati.
Ora, mentre le contromisure Ue sono state sospese, questi dazi americani restano in vigore, e dovranno essere pagati dalle industrie europee. Restano in vigore anche i nuovi dazi aggiuntivi del 25% sulle importazioni negli Usa di auto e loro componenti, decisi da Trump il 26 marzo scorso.
Qui le misure di ritorsione europee erano in preparazione, ma non erano ancora state decise, e non lo saranno, ovviamente, per tutta la durata della pausa, con la speranza che il negoziato conduca a una soluzione per cui non siano più giustificate. Infine, i dazi cosiddetti “reciproci” di Trump, basati su una formula matematica bislacca per calcolare il deficit commerciale degli Stati Uniti, che sta facendo ridere tutti gli economisti del mondo, per l’Unione europea sono stati solo dimezzati.
Passano dal 20 al 10 per cento, ma restano comunque in applicazione anche durante la “pausa”, impropriamente definita come tale.