“Ho detto all’ambasciatore di riferire al governo israeliano che le Nazioni unite e l’Italia non possono prendere ordini da Israele, che sono lì in attuazione di una risoluzione delle Nazioni Unite. L’unico modo per discutere è ponendo formalmente il tema alle Nazioni Unite, e non dando ordini a chi è lì per difendere il diritto internazionale”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Guido Crosetto, in conferenza stampa a Palazzo Chigi.
“Gli atti ostili compiuti e reiterati dalle forze israeliane” contro la base Unifil 1-31 in Libano “potrebbero sicuramente costituire crimini di guerra e rappresentano delle gravissime violazioni alle norme del diritto internazionale umanitario”. Di sicuro “non si tratta di un errore” o di “un incidente”.
Il ministro ha espresso “un fortissimo disappunto” e richiamato “ad astenersi da condotte aggressive contro le forze Unifil, sia il ministro della Difesa (israeliano) Gallant, sia in un colloquio formale con l’ambasciatore israeliano a cui ho detto di trasferire le mie parole al ministro della Difesa e al Capo di Stato Maggiore della difesa israeliano”. “Italia e Nazioni Unite non possono prendere ordini da Israele” afferma il ministro della Difesa italiano, proprio mentre viene respinta dall’Unifil la richiesta di Israele di spostarsi cinque chilometri a nord del confine. Non solista. L’Italia attende sull’attacco alla base Unifil da Tel Aviv “spiegazioni formali, reali, nei tempi più rapidi possibili”. Di sicuro non è stato un errore perché “si tratta di più colpi” e non di uno solo “partito per errore” appunto.
“L’ambasciatore israeliano non era in grado di fornirci spiegazioni, l’addetto militare israeliano non era presente, – era tra l’altro a un evento organizzato dalla Marina Militare italiana e dal Ministero della Difesa a Venezia (fa notare Crosetto , riferendosi evidentemente al XIV Trans-Regional Seapower Symposium, ndr) – tornerà domani e dopo aver sentito lui stesso, il Ministero della Difesa, il Capo di Stato Maggiore israeliano ci fornirà formalmente spiegazioni di ciò che è avvenuto Perché non si tratta di un errore e non si tratta di un incidente”.
Crosetto poi si dice certo che “il segnale che abbiamo mandato oggi, ha avuto la giusta durezza e sia giunto dove doveva giungere e come doveva giungere”. Ma “siamo qua per dire che non possiamo tranquillizzarvi, non si tranquillizza nessuno in una situazione di questo tipo. La Difesa italiana e l’Italia seguono la vicenda, hanno fatto di tutto e faranno di tutto per garantire la sicurezza di qualunque persona che lavori per la pace in quell’area”. Poi sul motivo dell’attacco alla missione Onu, ha ribadito: “Io non ho una mia spiegazione e se ce l’avessi non la direi, perché non posso lasciarmi alle interpretazioni, devo attenermi ai fatti e alla verità e quindi devo aspettare la risposta ufficiale da parte israeliana”.
“La situazione è preoccupante, quello accaduto oggi è un atto voluto e deliberato da parte dell’Idf. Questa missione dal 2006 all’ottobre dell’anno scorso aveva vissuto i momenti più stabili della storia recente, e quindi ci si stava muovendo per cercare di implementare la risoluzione 1701 che ancora rimane valida. La missione può aiutare nell’implementazione ma servire la volontà da parte dei Paesi Volontà che al momento non c’è”. Sono le parole del portavoce della missione Unifil Andrea Tenenti a Otto e Mezzo su La7 dopo l’attacco al contingente internazionale dell’Unifil da parte delle forze armate israeliane.
“La presenza rimane. Siamo rimasti anche quando gli israeliani ci hanno chiesto di muoverci dalle postazioni vicino alla linea blu, cosa che ci è stata chiesta quotidianamente, di postarci su postazioni lontane dalla linea blu. È importante che ci sia una presenza, oggi di oltre 10.400 soldati da 50 Paesi. Anche se al momento il monitoraggio è al momento molto limitato, considerare a una situazione dove non ci sia nessuna presenza internazionale nel sud del Paese (del Libano, ndr). il monitoraggio, ma anche per l’assistenza alla popolazione locale: la maggior parte della popolazione sfollata se n’è andata dal sud del Libano, ma ci sono migliaia di persone bloccate nei vari villaggi: portare assistenza umanitaria a questi villaggi è sicuramente molto importante . Ed è quello che stiamo cercando di fare, in situazioni molto difficili”. “La missione – ricorda Tenenti – non era quella di disarmare Hezbollah, ma di assistere l’esercito libanese e far si che ci fosse una zona nel sud del Libano senza armi: e questo logicamente è sempre stato un problema. L’implementazione della risoluzione 1701 deve essere voluta da entrambi i Paesi, ed è questo che sta mancando da parte libanese e israeliana Al momento dobbiamo trovare una soluzione, e ci vuole da parte della comunità internazionale ci vuole una volontà: perché questo conflitto non è fra due Paesi ma. sta diventando un conflitto regionale. È importante che ci sia una consapevolezza della pericolosità di quanto sta accadendo”.
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha confermato al Tg2 Post che la missione Unifil resta nell’area. «Sì, lo confermo. Non è il governo italiano che decide lo spostamento delle truppe delle Nazioni Unite. I militari italiani sono stati sempre disponibili, sia con gli israeliani, sia con Hezbollah: hanno svolto benissimo il lavoro ea loro va la mia solidarietà e quella di tutto il governo e degli italiani per come si sono comportati da portatori veri di pace. Noi li seguiamo come fossero nostri figli”, ha sottolineato Tajani. “La missione deve continuare per evitare che la situazione degeneri”, ha precisato.
Gli Stati Uniti so sono detti ”estremamente preoccupati” per le notizie secondo cui le forze israeliane avrebbero aperto il fuoco sulle postazioni dell’Unifil, le forze di peacekeeping dell’Onu presenti nel Libano meridionale. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti stanno facendo pressione su Israele per ottenere i dettagli su quanto accaduto. Lo ha affermato un portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca a Washington. ”Sappiamo che Israele sta conducendo operazioni mirate nei pressi della Blue Line per distruggere le infrastrutture di Hezbollah che potrebbero essere utilizzate per minacciare i cittadini israeliani. Mentre intraprendono queste operazioni, è fondamentale che non minaccino la sicurezza e la protezione delle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite”, ha detto il portavoce.