Aumento pensioni e “ritocchi” ai ministri non parlamentari. Scopri le differenze. Dov’è il vero scandalo?

15 Dicembre 2024
Lettura 2 min

di Cassandra – Ma dove vive la politica? Si scandalizza se l’opinione pubblica insorge e la stampa fa titoloni se il governo, nella manovra, si preoccupa di equiparare lo stipendio dei ministri non eletti a quello dei colleghi parlamentari. Parliamo di quanti euro al mese in più?

Riporta Sky Tg24: “Stando ai calcoli effettuati dal Sole 24 Ore, all’indennità mensile da 10.435 euro lordi andrebbero ad aggiungersi i 3.503,11 euro della diaria che spetta a deputati e senatori e i 3.690 euro di rimborsi per “l’esercizio del mandato”. Oltre a questi 7.193,11 euro, ci saranno poi anche i 1.200 euro l’anno per coprire le spese telefoniche e i rimborsi viaggio”. 

E chi interessa?

“L’emendamento che prevede l’aumento di stipendio riguarderà il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il ministro dello Sport Andrea Abodi, il ministro della Difesa Guido Crosetto, la ministra del Lavoro Marina Calderone, il ministro della Cultura Alessandro Giuli, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il ministro della Salute Orazio Schillaci e la ministra della Disabilità Alessandra Locatelli. Agli otto ministri, si aggiungeranno poi alcuni viceministri e sottosegretari”.

La questione ha più aspetti critici. La prima: Chi ha un ruolo di responsabilità, non deve essere sottopagato. E’ populismo becero pensare che lo si debba fare per puro senso del dovere. E così viene introdotta la medesima indennità.

Secondo aspetto: allora arriva la domanda chiave. Ma per i sindaci, gli assessori che amministrano città metropolitane, capoluoghi e Comuni di complessa gestione, invece, per il loro lavoro, quanto è giusto che abbiano come indennità o chiamatela come volete? Tanto quanto quella di un manager? Dovrebbe essere così. Ma la storia è un’altra, se non sei in Parlamento.

Terza questione: le pensioni minime sono cresciute di un euro e 80 centesimi. Sono cittadini come tutti gli altri, i pensionati. Eppure per loro neanche la carità. Infine, nonostante nuovi sgravi e aliquote, il fiscal drag si mangia tutto il potenziale aumento in busta paga. L’inflazione che colpisce il ceto medio e le fasce deboli, erode il potere d’acquisto e non si va tanto lontano.

Quarta questione: i partiti perché non riescono a esprimere politici in grado di fare i ministri? Occorre ricorre ai tecnici?

Quinto: non ci sono soldi per la sanità. Però per i ministri non di partito, tecnici, esterni, pescati per sopperire alla politica che non ha menti pensanti, possono avere indennità da 7mila e passa euro. Al mese. A medici e infermieri quanto hanno dato in più in busta paga? Poche decine di euro. Avere in mano la vita delle persone vale meno che fare il ministro.

Le urne sono sempre più deserte e l’unica risposta che arriva da Palazzo Chigi è quella di posticipare l’attuazione della norma sull’indennità a partire dai prossimi governi.

Se è una questione di equità equiparare il lavoro di un ministro eletto con un ministro nominato dal palazzo, allora perché la politica con la stessa equità non provvede a trattare tutti i cittadini allo stesso modo?

Tagliano su tutto, ma non a casa loro.

 

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