di Roberto Bernardelli – Mi consenta… Caro ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, apprendiamo che “Il Ponte sullo Stretto sarà un acceleratore anche della soluzione del tema acqua in Sicilia. Non solo non toglierà un centilitro dai rubinetti siciliani, ma potrà essere la causa per portarne di più di litri d’acqua e per uscire – e ci stiamo lavorando al ministero – dal tema dell’emergenza idrica”. Lo ha detto il vicepremier e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture, Matteo Salvini, intervenendo al convegno organizzato a Roma da Unioncamere dal titolo ‘Il ponte sullo stretto e l’impatto sociale, economico e ambientale’.
Va bene tutto, ma il Ponte, si legge ancora, sarà pronto nel 2032. Parola dell’amministratore delegato Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci allo stesso convegno di cui sopra. Premesso che i lavori dovrebbero iniziare nel 2025, in questi 8 anni che si fa per salvare i cittadini dall’acqua che arriva a casa centellinata anche a dicembre? Il Ponte risolverà la questione perché porterà più autobotti? O perché dovendo dare lavoro, si apprende sempre dal ministro, a 120mila persone, si dovranno preoccupare i progettisti di garantire l’acqua ai lavoratori? E che quindi ce ne sarà anche per centinaia di migliaia di siciliani?
E poi che centra l’emergenza idrica, il malfunzionamento della rete, con i piloni tra Scilla e Cariddi? Sarà previsto un progetto per dissalare l’acqua dello Stretto mentre si tirano i cavi da una parte all’altra?
Infine, ultimo ma non ultimo, il Ponte farà meglio di Falcone e Borsellino. Infatti il ministro della lotta anche a Cosa nostra, afferma: “Una delle cose che mi fanno più imbestialire è che lì non si può fare il ponte perché ci sono mafia e ‘ndrangheta. A parte il fatto che non hanno più confini e non sono una proprietà esclusiva di Messina e di Villa San Giovanni, ma io penso che uno Stato serio possa e dover fare infrastrutture anche e soprattutto là dove c’è un tasso di criminalità e che opere come queste servono a sconfiggere”.
E aggiunge…
“Dov’è poi che c’è la mafia? Dove c’è la disperazione, dove non hai la prospettiva, non hai speranza, non hai famiglia, non hai futuro, non hai lavoro e quindi magari cado in tentazione se quello lì mi offre 1.000 euro per fare il pusher- ha proseguito -. Se tu crei 120.000 posti di lavoro, diretti e indiretti, vedi che è più difficile per il camorrista andare a trovare manodopera, quindi non vedo veramente motivi perché ci si deve fermare”. Eh certo, figuriamoci dove ci sono miliardi di lavori pubblici e appalti. La mafia, spaventata, scapperà via. Avanti così.
Onorevole Roberto Bernardelli, presidente Grande Nord, fondatore Patto per il Nord
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