di Roberto Bernardelli – Lunghe attese per una visita, e l’assurda burocrazia che impone a milioni di pazienti, anche e soprattutto anziani, di perdere tempo ogni volta che devono farsi prescrivere per piani terapeutici indispensabili per problemi di salute cronici, per patologie a tempo indeterminato, visto che i piani terapeutici hanno una scadenza e devono essere rinnovati. Bastava accogliere un piccolo emendamento in Parlamento perché tutti i medici potessero procedere, liberando così tempo per 5 milioni di visite specialistiche l’anno, invece… Invece ha vinto la miope burocrazia.
Inutile dire che tra i primi a insorgere c’è Fnomceo (Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri).
Che infatti commentanno così: “Cinque milioni di visite specialistiche l’anno: tanti sono i posti che, potenzialmente, si sarebbero liberati se fosse stato approvato l’emendamento Calandrini-Zullo al ddl prestazioni sanitarie, che avrebbe aperto a tutti i medici la prescrizione dei farmaci sottoposti a piano terapeutico, dopo 12 mesi dalla prima volta. L’emendamento è, però, stato ritirato” dal testo che ha ricevuto il via libera del Senato e passa ora alla Camera”.
E giustamente è arrabbiato, a dir poco, il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli. Pur manifestando un “giudizio complessivamente positivo” sul ddl, Anelli definisce il ritiro dell’emendamento “un’occasione persa”. “Sono quasi 2,3 milioni – spiega in una nota – i pazienti che devono assumere un farmaco sottoposto a piano terapeutico. Questi pazienti, che per il 69% hanno oltre 70 anni, devono recarsi 1, 2, anche 3 o persino 4 volte l’anno dallo specialista, solo per rinnovare il piano terapeutico. Semplificare la prescrizione di questi medicinali, lasciandola prima allo specialista e aprendola poi, dopo 12 mesi, a qualsiasi medico, compreso il medico di medicina generale, significherebbe un risparmio in termini di spostamenti, di tempo, di energie per i pazienti e i caregiver. E, soprattutto, significherebbe liberare ore di visite specialistiche da utilizzare per l’attività clinica, anziché per pratiche burocratiche, con un effetto reale e misurabile sull’abbattimento delle liste d’attesa”. La Fnomceo esprime “delusione anche per il ritiro dell’emendamento che avrebbe reinvestito sulla formazione dei professionisti sanitari parte delle risorse da essa stessa generate”.
E noi, oltre che delusione, esprimiamo la rabbia per una classe politica che non sa di cosa si stia parlando quando vota. Ignara di ciò che decide, sulla pelle dei cittadini. E quel che è peggio, dei malati.
Onorevole Roberto Bernardelli, fondatore Patto per il Nord
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