I nuovi dazi Usa su lavatrici, forni a microonde e condizionatori provenienti dalla Cina faranno aumentare i prezzi al dettaglio fino al +30% negli Stati Uniti. Per le lavatrici, le tariffe americane fino al 145% porteranno aumenti del 20-30%, mentre i forni a microonde (di cui il 90% è di provenienza cinese) potrebbero raddoppiare di prezzo. I condizionatori, con il 40% delle importazioni Usa dalla Cina, potrebbero registrare rincari del 15-25%. L’impatto diretto sull’Italia sarà limitato, ma gli effetti indiretti potrebbero rivelarsi significativi. È quanto rileva il centro studi di Unimpresa. “Il pericolo è un’ondata di concorrenza sleale a danno delle imprese italiane ed europee”, avverte il vicepresidente di Unimpresa, Giuseppe Spadafora. “L’Italia, in particolare – aggiunge – potrebbe subire una perdita di competitività sull’export di elettrodomestici di fascia alta verso gli Stati Uniti e una pressione crescente sui produttori locali, soprattutto se il mercato europeo verrà invaso da prodotti a basso costo provenienti dalla Cina”.
Secondo Unimpresa, i dazi Usa sui prodotti cinesi, come gli elettrodomestici, avranno un impatto significativo sui mercati statunitense e, indirettamente, italiano. I dazi causeranno negli Stati Uniti aumenti significativi dei prezzi di lavatrici (20-30%), forni a microonde e condizionatori, con rischio di carenze per i forni a microonde (90% da Cina) e condizionatori (40% da Cina). I consumatori pagheranno di più, e l’industria Usa potrebbe beneficiarne solo a lungo termine, dopo investimenti nella produzione locale. L’impatto diretto sull’Italia è limitato, ma i dazi Usa sull’Unione europea (20%) ridurranno la competitività delle esportazioni italiane, mentre l’afflusso di prodotti cinesi in Europa metterà pressione sui produttori locali. I consumatori italiani potrebbero vedere prezzi più bassi nel breve termine, ma a scapito della qualità e della sostenibilità del settore.
Nel 2024, circa il 10-15% delle lavatrici importate negli Usa proveniva dalla Cina. Con dazi al 145%, i prezzi potrebbero aumentare del 20-30%, rendendo le lavatrici cinesi meno competitive. Aziende come Whirlpool, che producono negli Usa, potrebbero beneficiare di una domanda interna maggiore, ma i consumatori pagheranno prezzi più alti per i prodotti locali, che spesso hanno costi di produzione superiori. Il 90% dei forni a microonde importati negli Usa nel 2024 proveniva dalla Cina, che controlla il 75% del mercato globale di queste esportazioni. I prezzi al dettaglio potrebbero raddoppiare per i modelli cinesi, spingendo i consumatori verso alternative locali o di altri paesi (esempio Corea del Sud, Malaysia). Tuttavia, la produzione americana di forni a microonde è limitata, e alcuni produttori hanno confermato che i dazi aumenteranno comunque i costi per i consumatori.
Per i condizionatori, è alta la dipendenza degli Usa dalla Cina: il 40% dei condizionatori importati negli Usa nel 2024 era di origine cinese. I dazi potrebbero tradursi in aumenti di prezzo del 15-25%, considerando che i condizionatori cinesi sono spesso scelti per il loro costo competitivo. Questo renderebbe i modelli americani (es. Carrier) o giapponesi (es. Daikin) più attraenti, ma a prezzi superiori. Con l’estate 2025 in avvicinamento, una riduzione delle importazioni cinesi potrebbe creare difficoltà di approvvigionamento. E l’Italia? E’ un esportatore di lavatrici di alta gamma verso gli Usa. I dazi del 20% sull’Ue potrebbero aumentare i prezzi delle lavatrici italiane negli Stati Uniti, riducendo la competitività rispetto ai prodotti americani. Ciò potrebbe portare a un calo delle esportazioni italiane di circa il 4-16%, secondo le tariffe. Se la Cina dirottasse le sue lavatrici verso l’Europa, l’Italia potrebbe vedere un afflusso di modelli cinesi a prezzi ribassati. L’Italia importa componenti cinesi per i condizionatori, ma produce anche modelli propri; un aumento dei prezzi dei componenti cinesi potrebbe alzare i costi di produzione in Italia. Come per altri elettrodomestici, un eccesso di condizionatori cinesi sul mercato europeo potrebbe creare concorrenza sleale, con prezzi più bassi che danneggiano i produttori italiani.
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