di Gigi Cabrino – Dire automotive in Italia significa dire 110mila piccole imprese, per questo la transizione green deve essere sostenibile e realistica.
È questo il messaggio di CNA in occasione dell’evento “La transizione dell’automotive per artigiani e Pmi, scenari, sfide e opportunità per le imprese della filiera”.
Ad aprire il confronto, il Segretario generale CNA, Otello Gregorini, il quale ha sottolineato che “come spesso accade sono state fatte scelte senza fare i conti con la realtà. Noi siamo abituati al buon senso e al pragmatismo e la transizione della mobilità necessita di una riflessione seria e approfondita. Siamo a favore della transizione – ha aggiunto – e dobbiamo realizzarla ma facendo i conti con la realtà. La questione della transizione non riguarda solo i grandi costruttori di veicoli ma una platea di decine di migliaia di imprese, la stragrande maggioranza micro e piccole che rappresentano un fiore all’occhiello del Made in Italy con competenze che non dobbiamo disperdere”.
I numeri della filiera parlano chiaro. Oltre 111mila imprese e 542mila addetti comprendendo la produzione di veicoli, carrozzerie, componenti e accessori, attività commerciali e le attività di riparazione manutenzione. Rilevante il peso delle micro e piccole imprese che rappresentano l’84% della componentistica, il 92% delle carrozzerie e il 97% della manifattura, quasi il 30% del fatturato e la metà degli occupati. Negli altri segmenti della filiera l’incidenza delle piccole imprese è ancor più consistente. Nel settore dell’autoriparazione ad esempio le imprese con meno di 10 addetti sono il 96,4% del totale e rappresentano quasi l’80% degli addetti e contribuiscono al 64,7% delle vendite.
Inoltre le micro-imprese dell’autoriparazione forniscono un effetto moltiplicativo importante alla crescita di altri settori: esprimono il 77,2% degli investimenti in beni materiali realizzati all’interno del comparto e quasi il 64% degli acquisti di beni e servizi funzionali alla loro attività.
A giudizio della CNA per accompagnare la trasformazione tecnologica e produttiva della filiera sono necessarie: Programmazione e gradualità, anche riconsiderando le opzioni tecnologiche disponibili in tema di mobilità sostenibile, inclusi sistemi di retrofit in grado di ridurre le emissioni dell’attuale parco circolante; Sostegno agli investimenti, anche attraverso lo specifico utilizzo delle risorse derivanti dall’attuale tassazione del carbonio (es. ETS, ETS 2, CBAM, ecc.); Sviluppo delle competenze, sostenendo i processi di formazione delle professionalità che il mercato richiede; Sviluppo infrastrutturale in linea con le esigenze connesse alla diffusione della mobilità elettrica evitando l’acuirsi di disomogeneità territoriali; Avvio di strumenti di sostegno in grado di rendere coerente la spinta alla transizione tanto nell’offerta quanto nella domanda, orientando gli incentivi verso le migliori tecnologie disponibili sul mercato e allargando la platea dei fruitori; Trasparenza, sinergia e collaborazione nei rapporti lungo la filiera, a partire dalla rimozione degli ostacoli per l’accesso alle informazioni tecniche delle case costruttrici, essenziali per operare in conformità agli standard richiesti.
Da ultimo, secondo gli imprenditori di CNA, è quanto mai opportuno avviare un osservatorio permanente, che coinvolga in maniera effettiva e strutturata le categorie rappresentative dei diversi settori della filiera nella definizione di strategie, politiche, bisogni e soluzioni da qui al 2035.
Nelle conclusioni il Presidente Nazionale CNA, Dario Costantini, ha evidenziato che “oggi più che mai c’è un tema piccola impresa che non è più rinviabile, in Italia e in Europa”. Con l’auto elettrica “l’Europa ha nei fatti imposto una tecnologia alle imprese e oggi raccogliamo i primi frutti amari”.