Dall’introduzione del Superbonus gli oneri complessivi a carico dello Stato sfiorano i 123 miliardi di euro. Gli immobili che dal luglio 2020 hanno beneficiato di questo provvedimento sono stati poco meno di 500mila. Questo quanto emerge da una ricerca di Cgia, l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese Mestre. Considerando che in Italia gli edifici residenziali sono circa 12,2 milioni, l’Ufficio studi della
CGIA stima che il cosiddetto Superbonus abbia interessato solo il 4 per cento del totale degli immobili ad uso abitativo presenti nel Paese. Non tutti, comunque, sono concordi nel ritenere che il Super Ecobonus 110% contribuirà in misura importante ad abbattere le emissioni di inquinanti. Ancora non ci sono valutazioni scientifiche rigorose sotto il profilo ambientale, l’abbattimento di CO2 sarebbe molto contenuto. Secondo la Banca d’Italia, le prime evidenze dimostrerebbero che nello scenario migliore i benefici ambientali del Superbonus compenserebbero i costi finanziari sostenuti in quasi 40 anni. Se invece di ricorrere al Superbonus per incentivare quasi esclusivamente gli interventi di edilizia privata ci fossimo avvalsi di questa misura per demolire e ricostruire solo gli edifici residenziali pubblici, le conseguenze economiche sarebbero praticamente le stesse. Con 123 miliardi di euro avremmo teoricamente potuto costruire 1,2 milioni di alloggi pubblici, 400mila in più di quanti sono presenti nel Paese.
Entro il 31 agosto scorso, gli interventi di efficientimento edilizio realizzati per mezzo del Superbonus sfiorano le 500mila unità (precisamente 496.315), circa il 4,1 per cento del totale degli edifici residenziali presenti nel Paese. A livello regionale è il Veneto ad aver registrato il ricorso più numeroso al 110 per cento. Con 59.652 asseverazioni depositate, l’incidenza percentuale di queste ultime sul numero degli edifici residenziali esistenti è stata pari al 5,6 per cento. Seguono l’Emilia Romagna con 44.438 asseverazioni e un’incidenza del 5,4 per cento, il Trentino Alto Adige con 11.342 interventi e sempre con un tasso del 5,4 per cento, la Lombardia con 78.125 asseverazioni e un’incidenza del 5, 2 e la Toscana con 38.532 operazioni e anch’essa con una incidenza del 5,2 per cento. A “snobbare” l’incentivo sono state le regioni del Mezzogiorno: Molise e Puglia, ad esempio, hanno interessato solo il 2,9 per cento dei propri edifici residenziali, la Calabria il 2,6 per cento e la Sicilia solo il 2, 2 per cento. Sempre a livello nazionale, l’onere medio per edificio residenziale a carico dello Stato è stato di 247.819 euro. Il picco massimo lo scorgiamo in Valle d’Aosta con 401.040 euro per immobile: seguono la Basilicata con 299.963 euro, la Liguria con 298.314 euro, la Lombardia con 296.107 euro e la Campania con 294.679 euro. Chiudono la graduatoria il Veneto con un costo medio per intervento di 194.913 euro per edificio, la Sardegna con 187.440 e, infine, la Toscana con 182.919 euro.