LETTERA APERTA A ELLY SCHLEIN. IL RISULTATO DELLE ELEZIONI IN LIGURIA E’ CHIARO: E’ ORA DEL PD DEL NORD

30 Ottobre 2024
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Perché occorrono dei partiti “nordisti”. Sia a destra che a sinistra  

di Cuore verde – Sostengo da tempo la nascita di nuovi partiti padani e, soprattutto, la padanizzazione di quelli già esistenti di ogni orientamento politico. Ho sempre ritenuto che la Padania non sia un’idea politica ma, bensì, una visione geopolitica e sociale. Non dovrebbe appartenere ad una singola forza politica, ma bensì attraversarle tutte. Una forma di coscienza politica anteriore comunitaria.

Il Nord può avanzare politicamente se si esce da una idea ecumenica del partito unico nordista, come è stata nel passato la Lega Nord. Per questo, sempre nei miei commenti, mi sono spesso rivolto ad Elly Schlein invitandola a prendere in considerazione la possibilità di costituire un PD del Nord che non è certo una mia invenzione.

I risultati delle elezioni politiche del 2008 fecero affermare a Sergio Cofferati che “La Padania esiste, è qui e va capita”. Alcuni esponenti del PD, in particolare, Sergio Chiamparino, maturarono la convinzione che nel partito occorreva una svolta nordista. Si discuteva  esplicitamente di un PD del Nord. L’iniziativa, come al solito, fu poi bloccata dalle consuete logiche interne. 

Penso che i tempi siano maturi per pensare ad una analoga svolta statutaria anche in Forza Italia, che si potrebbe federare in tante “Forze” regionali e macroregionali come ad esempio Forza Nord sull’esempio della CDU bavarese.  

Non si tratta quindi di creare all’ultimo minuto una “lista autonomista” per ritagliarsi una percentuale di voti. Occorre un grande movimento culturale che coinvolga scrittori, giornalisti, artisti, registi, attori, creativi ed esperti di ogni settore, compresa l’intelligenza artificiale. 

Le associazioni autonomiste, in questo senso, piuttosto che prefissarsi ardui obiettivi politici elettorali, dovrebbero innanzitutto organizzarsi come “incubatrici di imprese” politiche, ovvero, centri studi ed analisi (“think tank”) per i partiti politici. Un movimento autonomista dovrebbe assumere soprattutto il compito di sviluppare e definire le questioni geopolitiche e geofilosofiche.

Le ultime elezioni regionali in Liguria, al di là di una certa apatia fisiologica, confermano che l’astensionismo è ampio e consolidato (54,04%) e che l’attuale “offerta” politica suscita scarso interesse. A questo punto, si potrebbero creare dei “prodotti” politici legati maggiormente al territorio che potremmo definire a “denominazione di origine controllata”.   

Volgere lo sguardo al “campo nordista”  

All’indomani delle elezioni in Liguria, con un PD primo partito nella regione ma paradossalmente sconfitto, mi ritrovo ancora a scrivere una “lettera aperta” ad Elly Schlein perché non sottovaluti la possibilità di una riconquista elettorale del Nord, saldamente in mano ai “patrioti”, volgendo il proprio sguardo, senza pregiudizi, al campo moderato nordista. Al momento dell’elezione di Elly Schlein a segreteria del PD, avevo suggerito che forse sarebbe dovuta uscire dal suo “personaggio” ideologico ed aprirsi ad una più ampia dimensione geopolitica “nordista” ed arrivare alla creazione di nuovi “contenitori” politici come un PD del Nord e un PD del Sud federati al partito nazionale.

Questo sarebbe stato veramente “rivoluzionario”. Successivamente, ho fatto presente che la sinistra era praticamente diventata nazionalista quando, sventolando il tricolore, aveva combattuto la Lega delle origini per difendere il centralismo romano e che ora ci ritroviamo al governo quelli della destra nazionalista che si autodefiniscono, appunto, “patrioti” e spadroneggiano al Nord.  

Meglio i “patrioti” dei leghisti?  Per leghisti, ovviamente, intendo quelli delle origini che non hanno mai fatto svolte, giravolte e retromarce. Avevo poi ricordato che le elezioni politiche del 2022 hanno chiaramente delineato l’attuale mappa geopolitica del consenso elettorale.

Il Nord e il Centro sono saldamente in mano ai Fratelli d’Italia mentre il Sud è ormai territorio di quasi totale dominio dei 5Stelle che, quindi, si presenta come un partito a forte trazione sudista con scarso appeal per l’elettorato del Nord.

Il PD, in una aprioristica difesa del Sud, ha poi considerato, senza mezzi termini, la macchinosa riforma dell’autonomia differenziata addirittura una  “minaccia per l’unità d’Italia”. Insomma, la solita retorica del Nord “egoista” che si approfitta del Sud “povero”. 

Il “fronte del no” all’autonomia costituito con i 5Stelle ha quindi assunto implicitamente una valenza “anti-nordista” che non andrebbe sottovalutata nelle campagne elettorali. L’immagine di un PD contro il Nord. 

In un’altra occasione, avevo evidenziato che le forze politiche che si definiscono moderate non intercettano più un largo consenso. Le sinistre poi si sono avvitate sulla estremizzazione di alcune battaglie politiche come quella sull’identità sessuale e sull’ecologismo ideologico proposte con atteggiamenti manichei e toni da catastrofismo millenarista. Non si dovrebbe ridurre la lotta politica ad un mondo di “buoni” che lottano contro i “cattivi” per l’affermazione del bene assoluto sul male assoluto. Sarebbe il mondo dell’odio assoluto. La sinistra, giustamente sensibile ai diritti delle popolazioni nel mondo, rifiuta poi le battaglie politiche identitarie, federaliste ed etnoculturali del Nord padano bollate con l’epiteto di “razziste”.  

Non siamo il PD del NO, ma il PD del NORD. Una svolta?  

Queste mie osservazioni potrebbe essere catalogate come illusori auspici per una svolta federalista e nordista di un partito come il PD. Eppure, proprio in questi giorni, il 19 ottobre, si è tenuta alla Camera di Commercio di Brescia un’assemblea congiunta del Partito Democratico della Lombardia, Veneto e Piemonte all’insegna dello slogan «Non siamo il Pd del no, ma il Pd del Nord».

Lo scopo dell’assemblea non era quello di negare tassativamente la necessità di una maggiore autonomia ma quello di presentare una riforma definita come “autonomia cooperativa” alternativa a quella della legge Calderoli. I punti principali del documento votato dalle assemblee delle tre regioni da consegnare alla segretaria Elly Schlein sono: federalismo fiscale, riforma del testo unico degli enti locali, rafforzamento delle città metropolitane e delle autonomie locali in parlamento. Al di là degli aspetti tecnici di un’autonomia cooperativa e solidale in alternativa ad una differenziata, è chiara la volontà di far sentire la voce del Nord e frenare la svolta centralista del partito.    

Un PD del Nord che, evidentemente, non vuole rinunciare alla battaglia del federalismo.  

Il PD deve adottare un’impostazione federale e aprire ai movimenti autonomisti  

Il PD dovrebbe cercare innanzitutto di dare una risposta al cambiamento della politica sostenendo il dinamismo della società nei suoi vari aspetti compreso quello delle molteplicità identitarie ed etno-culturali. Ecco quindi l’esigenza di uno stato federale per avvicinare la decisione politica al luogo in cui si manifestano i bisogni. Il PD in questo momento, deve ragionare attentamente sulla sua sconfitta in Liguria, valutando l’effettiva opportunità di talune alleanze, attuali e future, adottare una forte e sincera impostazione federale su base regionale e passare, finalmente, dal “campo largo” al “campo nordista” aprendo anche ai movimenti autonomisti.  

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
La Nuova Padania, quotidiano online del Nord.
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