di Roberto Gremmo – Brutta notizia per quelli che, come noi, credono in una forte integrazione fra le grandi regioni Padano-alpine.
Almeno sul piano sportivo, il Piemonte resta il solito ‘cenerentolo’. E’ di ieri la notizia che la cosiddetta “cabina di regia” per i giochi olimpici invernali del 2020 ha sbattuto brutalmente le porte in faccia alle vallate subalpine, preferendo per le gare di pattinaggio far costruire un nuovo impianto a Rho piuttosto che utilizzare il già esistente centro sportivo del Lingotto.
La differenza fra le due opzioni è abissale: rimettere in funzione la pista torinese costerebbe al massimo 4 milioni di euro, costruirlo dal niente vicino a Milano… dieci volte tanto.
La supposta ‘grandeur meneghina’ di Sala l’ha avuta vinta su quelli che pensavano a delle “Olimpiadi dell’Arco alpino” senza badare ai costi.
Possiamo capire la volontà prendi tutto del sindaco di sinistra che non ha alcun interesse a pensare ad una crescita omogenea dell’intera Padania e che difende il primato cittadino; ma non ci piace l’atteggiamento discriminatorio di altri uomini politici che, almeno in questo caso, subendo il suo diktat, hanno escluso prima il Trentino e poi Torino.
Davide Depascale scrive oggi sul “Fatto quotidiano” che “Sala può contare sull’appoggio di Zaia e Fontana” e questo è ancor peggio.
Ma va detto che, ancora una volta, a restare a bordo pista sono stati soprattutto i politici del Piemonte; Regione, Città metropolitana e Comune, come al solito beffati e contenti. Padania sportiva addio?
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