Neonati, a partire da 6 mesi, vittime di torture e abusi; bambini costretti a rapporti sessuali anche con animali. Sono i particolari agghiaccianti di alcuni dei video sequestrati nella maxi inchiesta coordinata a Milano dai pm Giovanni Tarzia, Cristian Barilli e Maria Letizia Mannella, e condotta dalla polizia postale, che ha portato a 18 arresti in tutta Italia (di cui alcuni a Milano) per detenzione e diffusione di materiale pedopornografico.
Materiale di questo tipo è definito dagli inquirenti con il termine tecnico di “tossico”, perche’ contiene atti “estremi” e molto violenti nei confronti delle giovani vittime. Una delle caratteristiche che accomunava le chat a contenuto pedopornografico in cui venivano poi scambiati foto e video era la sigla ‘CP’, acronimo per ‘child porno’.
Confermata nell’indagine anche un’altra circostanza inquietante: dalla fruizione di video e foto si passava talvolta all’offerta o richiesta di contatto diretto con le piccole vittime. Alcune delle chat sequestrate documentano infatti che, durante gli scambi, alcuni degli iscritti chiedevano di essere messi in contatto con piccoli parenti di altri partecipanti alle discussioni, i quali a loro volta offrivano la possibilità di un contatto. All’interno dell’enorme mole di materiale sequestrato, che ha portato ad individuare 81 profili di presunti pedofili solo in Italia, e oltre 400 nel mondo, ci sono anche video emersi da un’inchiesta a carico di un presunto pedofilo comasco, già arrestato per aver abusato della sua nipotina. In altri casi le vittime erano principalmente individuate in Paesi in via di sviluppo, come le Filippine, ma anche in Sudamerica e Africa.