Sono rassicuranti le parole del professor Alberto Zangrillo, medico personale di Silvio Berlusconi e direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano, mentre fa il punto sulle condizioni di salute del presidente di Forza Italia, positivo al coronavirus.
“Il 2 settembre Berlusconi viene sottoposto a un tampone programmato perché aveva soggiornato in luoghi che erano risultato endemici. Abbiamo rilevato una positività in un soggetto asintomatico, privo di rilievi clinici significativi. Ieri, in una situazione di assoluta tranquillità, ho ritenuto di fare una visita e ho rilevato un blando coinvolgimento polmonare e ho ritenuto opportuno un approfondimento diagnostico che si è svolto intorno a mezzanotte al San Raffaele e le risultanze mi hanno consigliato il ricovero ospedaliero, perché siamo di fronte a un paziente che si può definire a rischio per l’età e le patologie pregresse”.
Durante la conferenza stampa, il primario di rianimazione ha poi puntualizzato un aspetto sulla pandemia di Covid-19: “La narrazione ‘pseudo-epidemiogica’ risente di una serie di storpiature. E’ prioritario evitare l’isteria collettiva, non nego che il 31 maggio quando in una trasmissione dissi che ‘il virus era clinicamente morto’ ho usato un tono forte e stonato che fotografava pero’ quello che ancora oggi continuiamo ad osservare, cioe’ che fortunatamente negli ospedali dove le terapie intensive erano prima frequentate da centinaia di persone, il fatto che non ricoveriamo un paziente con esiti primari gravi da Sars Covid 2 ha un significato”. “Questo – ha raccomandato poi Zangrillo -non deve portare le persone a comportamenti superficiali. Non ho mai negato che il virus esista e sia letale, ma sono stato il primo a dire, penso il 28 aprile, che dobbiamo convivere col virus e l’ho detto senza tener conto di un eventuale vaccino, prevedendo che si arrivasse a questa situazione”.
“Prevedo – ha detto ancora – ulteriore incremento dei contagiati, sperando che rimangano sempre contenuti, e come ho sempre detto il vero parametro è la presenza di pazienti veramente critici che fortunatamente ora non ci sono. Manteniamo rispetto, ma continuiamo a predicare la distanza dall’isteria collettiva”, ha concluso il primario.