di Roberto Gremmo – Fu un grande macello di poveracci. Eppure tutti gli anni si celebra la guerra imperialista del 1915-1918 come storica epopea dell’unità nazionale, mentre italianizzò contro la loro volontà i sudtirolesi, pose le basi per far nascere il fascismo dal nazionalismo aggressivo ma soprattutto mandò a morte 650.000 contadini e montanari.
Mia nonna cantava a me bambino la ballata “Gorizia” con l’invettiva rabbiosa dei soldati spediti al macello dai pescecani speculatori e complici del militarismo, “vigliacchi che voi ve ne state con le donne sui letti di lana, schernitori di noi carne umana, questa guerra c’insegna a pugnar”.
A pagare la vittoria dello Stato sabaudo furono soprattutto le vallate, spopolate dalla scomparsa di un’intera generazione, causa non ultima della scomparsa della civiltà montanara e della cultura pastorale, diversa da quella egemonica urbanizzante e massificante.
Realtà tragica, ma occultata persino dalla storiografia ufficiale, ben allineata con i corifei della peggior retorica patriottarda.
C’è ancora molto da scrivere, e in altri Paesi questa doverosa opera di controinformazione è in atto da tempo.
Merita ad esempio grande attenzione un saggio pubblicato in Bretagna dall’amico Yoran (yoran.embanner@gmail.com) che si occupa del conflitto mondiale da un punto di vista originale, documentando il dramma delle nazionalità non francesi dell’Esagono, già negate nella loro identità linguistica e culturale ma addirittura costrette a prendere le armi per la grandeur di uno Stato oppressore.
Scritto dallo studioso Catalano Joan-Pere Pujol, il libro s’intitola “Les colonises de l’Hexagone pendant la grande guerra” e documenta il dramma di Alsaziani “victimes de la rivalite’ d’Etats”, lo “scannamento” dei Bretoni, il tributo refrattario dei Corsi e dei Catalani del Nord, delle Fiandre “dans le brasier de là guerre”, l’arruolamento dei Savoiardi diventati francesi per un baratto infame e dei soldati d’una Occitania vittima della “xenophobie tricolore”; storie sconosciute di minoranze nazionali che condivisero una situazione oscena con ebrei e tzigani vittime di un atavico pregiudizio perché furono costretti a dar la vita “au benefice d’un Etat qui continue a’ les mepriser, ne leur reconaissant meme leur qualite’ de Peuple”.
Aspettiamo ed auspichiamo uno studio analogo anche in Italia, dove i montanari dei Popoli delle regioni padano-alpine furono obbligati a sparare addosso ad altri alpigiani con una diversa divisa anch’essi vittime della follia omicida dell’imperialismo.
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