di Sergio Bianchini – Latino alle medie, il nuovo petalo sulle macerie? E così ancora una volta vediamo l’ennesimo ministro dell’istruzione inventarsi un obiettivo ricco di suggestione culturale per coprire l’inettitudine e la totale paralisi sul piano organizzativo della scuola reale.
Fino al 1962, anno della nascita della scuola media unica, esistevano dopo la quinta elementare due percorsi scolastici. Da un lato la scuola di avviamento professionale triennale con un afflusso automatico di alunni intorno al 70/80 %, e dall’altro la scuola media ginnasiale, sempre triennale, a cui accedeva la minoranza restante superando un apposito esame di ammissione.
La media ginnasiale aveva un orario di 24 ore settimanali e comprendeva tra le materie importanti il latino. Era il passaggio obbligato per il liceo e l’università.
La scuola di avviamento professionale aveva un orario intorno alle 38 ore settimanali, non comprendeva il latino e disponeva invece di molte ore di laboratorio pratico, dalla meccanica alla falegnameria per i maschi e di cucito e attività domestiche per le femmine.
Nel 1962 fu varata la scuola media unica, col 100% di iscrizioni dopo la quinta elementare ed un orario obbligatorio di 24 ore, più tre ore facoltative di latino.
Il tradizionale scontro destro/sinistro sull’importanza da un lato della cultura classica e dall’altro sull’importanza della cultura tecnico scientifica vista vicina al popolo lavoratore ma anche al futuro del mondo non si è mai fermato. La spinta egualitaria popolare modernista ha prodotto, dopo la media unica, l’equivalenza di tutti i diplomi per l’iscrizione all’università.
Oggi tutte le analisi dei livelli culturali dei diplomati convergono nel definirne sconsolante la preparazione.
Pertanto un ritorno al passato sul piano culturale è perfettamente comprensibile anche se incapace di adeguamenti reali sul piano organizzativo. Sì, in realtà la mossa del ministero è solo depistante, e sposta l’attenzione dal fatto che la pluridecennale promessa di assicurare la presenza completa dei docenti all’inizio dell’anno non viene minimamente mantenuta. Il precariato dei docenti non viene eliminato, i concorsi non si fanno, i trasferimenti mastodontici intorno al 30% non si superano.
Quindi permane la falla gigantesca sulla funzione docente che sarebbe facilissimamente superabile con concorsi provinciali e con l’abolizione dell’automatismo nei trasferimenti.
Sul lato alunni permane la mostruosità dell’ordinamento italiano che vede 6 ore consecutive di lezione, ed anche 7 negli istituti tecnici, senza che nessuno nomini l’enorme disagio della condizione studentesca che non ha eguali in Europa e nel mondo. Un surplus annuale di ore di scuola obbligatorie accompagnato da un surplus unico in Europa nel numero di anni di scuola per acquisire il diploma, e cioè 13 anni da noi contro i 12 in Europa.
Dopo la ministra Moratti, 2000/2005, abbiamo avuto una penosa sequenza di ministri dell’istruzione inetti o impotenti sul piano organizzativo, condannati a darsi una dignità culturale con l’invenzione di obiettivi suggestivi ma insignificanti sul piano reale che io da sempre definisco petali sul letamaio.
Ma torniamo a quest’ultimo petalo del latino alle medie. Sentite qualche parola sul fatto che la materia debba essere obbligatoria o facoltativa? O sul fatto che sarà aggiuntiva per il numero di ore settimanali o invece vedrà l’abolizione, per esempio, della seconda lingua straniera? Niente!
E sulla formazione ed assunzione tempestiva degli insegnanti della materia viene indicato qualcosa? Niente!
Dietro il canto propagandistico c’è proprio il nulla per cui penso che ancora una volta il petalo sarà assorbito dal sempre cumulo di macerie.