di Luigi Basso – Anche la Gran Bretagna abbandona la UE al suo destino? All’indomani della Prima guerra mondiale, nel 1922, il Congresso degli USA, a maggioranza repubblicana, approvo’ il Fordney McCumber Act attraverso il quale il Presidente Harding era autorizzato ad applicare tariffe devastanti, in alcuni settori fino al 600% (quelle di Trump sono nulla al confronto) per i beni di importazione.
Il Presidente morì l’anno successivo ed il suo Vice, Coolidge, venne eletto a furor di popolo alla Casa Bianca e, dopo di lui, il Ministro del Commercio di Harding, Hoover, l’ispiratore dei super dazi, fu eletto col 58% dei voti Presidente: un filotto di vittorie a chiara dimostrazione della popolarità della politica protezionista.
Lo stesso Hoover continuo’ la politica dei dazi con lo Smoot Hawley Act del 1930. Il suo successore, Roosevelt, eletto nel 1933, fece approvare il Reciprocal Trade Agreement Act col quale, lungi dall’abolire i dazi, introdusse accordi bilaterali con gli altri Paesi, esattamente ciò che Trump dice di voler fare. Nulla di nuovo sotto il sole, dunque. Nessuna Apocalisse, nessuna Fine del Mondo.
Tutte cose già viste, dunque. L’economia si muove per cicli e chi pensa che sia un grafico sempre in crescita, continua e rettilinea, vive nel mondo delle fate.
A questo punto, un normale capo di governo che avesse minimamente a cuore il proprio Paese dovrebbe andare subito a trattare bilateralmente con gli USA dazi vantaggiosi per la propria economia, invece di andare dietro a chimeriche ritorsioni e a giochini pericolosi.
Secondo il Times e la stampa britannica il Premier UK Starmer, il volenteroso, farà una dichiarazione ufficiale con la quale ammetterà la morte della Globalizzazione appena seppellita da Trump. Benvenuto. Meglio tardi che mai, verrebbe da commentare.
Il tutto con buona pace degli europei del continente che resteranno col solito cerino in mano, schiacciati da una parte dai dazi e dall’altra parte dalla grana russa. Un capolavoro alla rovescia.
La UE ancora una volta rimane vittima della sua stessa ideologia e dell’assenza di pragmatismo: se la realtà non rispecchia le sue idee, è la realtà che è sbagliata, mica le fisime euroidi.
Alla UE calza alla perfezione il giudizio che diede un contemporaneo sullo zar Nicola I: il suo più grande fallimento fu che fu tutto un disastro.
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