Il Misery Index Confcommercio di maggio – l’indicatore nella formulazione attuale sottostima la disoccupazione estesa in considerazione dell’impossibilita’ di enucleare il numero di scoraggiati e sottoccupati – si e’ attestato su un valore stimato di 16,5, in aumento di tre decimi di punto su aprile. Come atteso, esauritisi gli effetti delle misure una tantum sugli energetici, l’area del disagio sociale e’ tornata a crescere, spiega Confcommercio in una nota. I moderati miglioramenti rilevati sul versante della disoccupazione, si legge, non riescono a compensare le decise accelerazioni che si registrano sul versante dei prezzi. Questa tendenza, sulla base delle prime stime relative alle dinamiche inflazionistiche nel mese di giugno, non sembra destinata a esaurirsi nel breve periodo. I rischi di riflessi negativi, nei prossimi mesi, sui comportamenti delle famiglie, sulle possibilita’ di recupero dell’economia e sul mercato del lavoro, che gia’ mostra segnali d’indebolimento, diventano sempre piu’ concreti, con un conseguente ampliamento dell’area del disagio sociale.
A maggio, prosegue Confcommercio, il tasso di disoccupazione ufficiale si e’ attestato all’8,1%, in ridimensionamento di due decimi rispetto ad aprile. Il dato e’ sintesi di una riduzione degli occupati (-49mila unita’ su aprile) e del numero di persone in cerca di lavoro (-44mila unita’ in termini congiunturali). A questa evoluzione si e’ associata, per il secondo mese consecutivo, una crescita degli inattivi (+48mila unita’ su aprile, concentrati prevalentemente nella classe 25-34 anni). Nello stesso mese le ore autorizzate di Cig sono state oltre 37,2 milioni, a cui si sommano circa 17,5 milioni di ore per assegni erogati dai fondi di solidarieta’. In termini di ore di Cig effettivamente utilizzate, destagionalizzate e ricondotte a Ula, si stima che questo corrisponda a 90mila unita’ lavorative standard. Il combinarsi di queste dinamiche ha determinato un tasso di disoccupazione esteso pari al 9,2%, in moderato ridimensionamento su aprile. A maggio i prezzi dei beni e dei servizi ad alta frequenza d’acquisto hanno mostrato una variazione tendenziale del 6,7% (il dato piu’ alto degli ultimi venticinque anni) in netta risalita rispetto al 5,8% di aprile, mese su cui avevano pesato le riduzioni delle accise sui carburanti. I primi dati di giugno indicano come la tendenza all’incremento dei prezzi non si sia ancora arrestata, coinvolgendo in misura di rilievo proprio i beni e i servizi acquistati con maggior frequenza dalle famiglie, paniere che, peraltro, risulta difficilmente comprimibile. Si consolidano, pertanto, i timori di un ampliamento, nei prossimi mesi, dell’area del disagio sociale, anche alla luce di un possibile rallentamento della domanda di lavoro e di un ridimensionamento della domanda per consumi da parte delle famiglie.