di Riccardo Rocchesso – “Lo smartworking causa una riduzione dei consumi presso pubblici esercizi e ristoranti quantificabile in circa 250 milioni di euro al mese. Questo dato si aggiunge a quello dovuto alla mancata spesa turistica, per cui possiamo quantificare in circa il 35% in meno il fatturato complessivo che ancora manca alle imprese del settore”.
Sono queste le stime fatte da Confesercenti, che tramite Giancarlo Banchieri, presidente Fiepet, l’associazione che riunisce i pubblici esercizi e le imprese della somministrazione Confesercenti, dichiara: “oggi sono 1,6 milioni i lavoratori che prestano la loro opera in smart working”, numero “otto volte superiore” a prima della diffusione del virus “quando le persone in smart working erano circa 220mila”. “Occorre un approccio ‘laico’ al tema smartworking, senza demonizzarlo ma avendo allo stesso tempo ben chiari i possibili effetti collaterali sul tessuto imprenditoriale e anche sui lavoratori” “Il lavoro agile e’ una rivoluzione che deve essere gestita. Servono urgentemente sostegni per le imprese del settore della somministrazione, dalla proroga della cassa integrazione in deroga ad una riparametrazione dei contributi a fondo perduto, che ad ora considerano solo il calo dei fatturati di aprile. Ma occorre anche dare un orizzonte temporale certo al lavoro agile. Il rischio e’ che, a settembre, migliaia di attivita’ gettino la spugna e abbassino definitivamente la saracinesca”.