Giorgetti annuncia: “Decreti per il federalismo fiscale”. Li aspettiamo dal 2011

10 Luglio 2024
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“La legge delega 111/2023 prevede anche di razionalizzare i tributi regionali, oltreché di semplificare gli adempimenti e gli altri procedimenti tributari, di modificare, abolire o trasformare alcuni tributi. Sono in corso le attività istruttorie per predisporre uno o più decreti attuativi di tali principi, anche per superare gli ostacoli operativi che hanno impedito la completa realizzazione del federalismo fiscale”.

Lo ha detto il ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, in audizione in commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale sulle tematiche relative allo stato di attuazione e alle prospettive del federalismo fiscale. In particolare, ha spiegato Giorgetti, “nel decreto del 2011 si prevedeva l’incremento dell’addizionale Irpef per le Regioni a statuto ordinario e di mantenere inalterato il prelievo fiscale complessivo, stabilendo di ridurre le aliquote Irpef di competenza statali. Questa misura è stata inattuabile per diversi anni perché avrebbe di fatto determinato due scale di aliquote Irpef sul territorio nazionale, una per le Regioni ordinarie e una per quelle a statuto speciale, creando un sistema tributario a doppio binario con ingiustificate discriminazioni tra contribuenti”.

“Lo stato di attuazione del federalismo fiscale nei diversi livelli di governo vede i maggiori avanzamenti registrati a livello municipale, con la fiscalizzazione dei trasferimenti e la costituzione di un fondo perequativo basato sui fabbisogni standard e sulle capacità fiscali: il grado di autonomia tributaria dei Comuni è passato dal 25% del 2010 al 38% del 2022, con l’incidenza dei trasferimenti sulle entrate complessive che si è ridotta dal 47% al 29%”.

Negli ultimi anni, ha spiegato il ministro, “si è registrato un graduale aumento delle aliquote verso i livelli massimi, e oggi gli spazi residui di manovrabilità per i maggiori tributi locali, ovvero Imu e addizionale Irpef, sono stimati in 2,4 miliardi, ovvero poco più del 9% delle entrate massime potenziali: uno spazio ridotto e in tanti Comuni molto spesso saturato”. Nel 2011, poi, “sono stati fiscalizzati i precedenti meccanismi erariali tramite la creazione del Fondo di solidarietà comunale, per ristorare alcuni Comuni da precedenti tagli: il Governo ha rifinanziato il fondo, che nel 2024 è arrivato a 560 milioni”. Dal 2021, ha proseguito, “ulteriori risorse sono state stanziate per lo sviluppo dei servizi sociali comunali, servizi per l’infanzia e servizi di trasporto disabili per garantire un’offerta uniforme sul tutto territorio. Queste risorse, che arriveranno a 1,9 miliardi nel 2028, sono ripartite secondo fabbisogni standard e distribuite tramite l’Fsc fino al 2024, mentre a partire dal 2025 saranno invece distribuite attraverso il Fondo speciale per l’equità dei livelli di servizi, con l’obiettivo di introdurre un vincolo di destinazione”.

Per quanto riguarda le Province, “il processo è stato condizionato sia dai vincoli di finanza pubblica che dalle incertezze del quadro istituzionali che sembrava evolvere verso l’abolizione, mentre oggi c’è il dibattito contrario”. Le Province, ha continuato Giorgetti, “Si finanziano principalmente – per il 90% – con l’imposta provinciale di trascrizione, l’Ipt, che ammonta a 1,7 miliardi all’anno, quella sulle assicurazioni auto contro la responsabilità civile, 2,1 miliardi e il tributo per l’esercizio delle funzioni ambientali Tefa per 460 milioni. Le minori entrate causate dalla flessione del mercato automotive durante la pandemia sono state comunque compensate dallo Stato per assicurare le funzioni, fino a un’inversione di tendenza nel 2023 confermata anche nell’anno in corso”.

“La realizzazione del federalismo ‘simmetrico’ prevede che, a seguito dell’abolizione dei trasferimenti erariali, alle regioni a statuto ordinario dovrà essere assicurato un ammontare di entrate tale da lasciare in ogni caso invariata la pressione fiscale sui contribuenti”.

“A tal fine, la compartecipazione all’IVA dovrà essere ripartita secondo il principio di territorialità, anche sulla base di dati fiscali a disposizione dell’Amministrazione finanziaria”, aggiunge. “Tale attività è oggetto di specifiche milestones del Pnrr”. La legge delega prevede, “inoltre, di ‘razionalizzare i tributi regionali’, oltre che di semplificare gli adempimenti e gli altri procedimenti tributari, e di modificare, abolire o trasformare alcuni tributi propri derivati in tributi propri regionali, o in tributi regionali dotati di maggiore autonomia”, sottolinea, spiegando che “sono in corso le attività istruttorie per predisporre uno o più decreti attuativi di tali principi, anche per superare gli ostacoli operativi che hanno impedito la completa realizzazione del federalismo fiscale”. 

Lo spostamento di nuove funzioni alle Regioni, ha sottolineato, “comporterà un ridimensionamento della spesa pubblica sotto il controllo del Governo centrale. Sarà comunque necessario continuare ad assicurare la funzione anticiclica del bilancio pubblico, consentendo che la funzione di bilancio possa continuare a stabilizzare le fluttuazioni del sistema economico in caso di shock per conseguire gli obiettivi di politica economica. Per far questo, tutte le Regioni dovranno contribuire alla sostenibilità finanziaria nel rispetto dei vincoli di bilancio costituzionali e di quelli europei”. Anche per questo, ha chiosato il ministro, “i due percorsi del federalismo simmetrico e asimmetrico devono essere coordinati almeno secondo due profili: quello che condurrà a definire i Lep e quello che, a seguito dell’individuazione delle funzioni da trasferire, condurrà a determinare le compartecipazioni per il finanziamento dell’autonomia differenziata”.

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