di STEFANIA PIAZZO – Era appena l’ottobre scorso quando Vladimir Putin disse che la sua Russia non avrebbe avuto “remore di carattere politico sull’acquisto dei titoli di Stato italiani”.
Rileggiamola questa affermazione, perché oggi l’Europa sta aiutando i populismi a uscire dall’Unione e a spingersi là dove non era riuscito Togliatti. Portare l’Italia dall’altra parte, quella dell’allora blocco sovietico. E se nell’autunno scorso Giuseppe Conte commentava che il fondo sovrano russo “farebbe un affare” comprando i Btp, col Cremlino che replicava, “Sappiamo che l’economia italiana ha basi molto solide e ci fidiamo del governo italiano”, ebbene, davanti ad uno scenario identico a quello postbellico del 1948, cosa potrebbe accadere?
L’Europa sta facendo il gioco degli antagonisti dell’Europa. Anziché spingere su un’Europa federale dei popoli, ci sorbiamo la politica di un ritorno agli stati nazionali che rivendicano una identità, ben diversa da quella ottocentesca che voleva affermare delle identità. Questa identità che è nazionalista, invece rialza i muri, ed è figlia della paura.
E se la Russia in questo parapiglia dicesse a Bruxelles che il debito italiano se lo potrebbe comperare lei?
Come dopo il ’48 si creerebbero due blocchi contrapposti. Una guerra fredda finanziaria che neppure Togliatti avrebbe potuto reimmaginare.
Il disegno che non passò col voto, perché l’Italia fece una chiara scelta di campo, potrebbe riuscire al Nord Europa, che dell’Italia ha l’immagine di uno Stato inefficiente, spendaccione, corrotto, approssimativo, lento, con i suoi cittadini speculare immagine del fannullismo, e che trovano pure la scusa del coronavirus per non andare a lavorare. Lo abbiamo sentito alla vigilia della catastrofe.
Già la sconfitta del populismo alle elezioni europee aveva segnato la prima decisiva crepa nel muro del presunto potere assoluto del Carroccio. Vincitore nelle urne, ma una vittoria di Pirro che non era servita a rovesciare il potere contro il quale dichiaravano sarebbe invece servito il consenso. Populismo. Appunto. Lega fuori dai giochi nelle nomine del nuovo Parlamento, della Commissione e persino fuori dai tavoli per il commissario italiano.
Ma ora, con l’Europa del Nord che soffia contro gli aiuti del nuovo dopoguerra, sembra incredibile come si voglia spianare la strada ad una Italexit. A loro l’Europa in ordine. A noi quella dei politici pasticcioni, dei prefetti, di Sua Eccellenza, dei processi che si prescrivono, dei fondi europei al Sud mai spesi, dei furbetti del cartellino, della sanità tagliata, dei morti che neppure stanno più nelle fosse perché prima bisognava decidere di chi fosse la competenza delle zone rosse. E la competenza sulle mascherine, sui malati da mettere nelle case di riposo da infettare per bene. Altro che, come dice qualcuno, impoverire l’Italia per ricomprarla poi a basso prezzo.
Chi se la piglia? Forse Mosca. Così ridiamo.
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