di Stefania Piazzo – “Siamo stati i primi a fermarci e anche gli ultimi a partire. Anzi, siamo ancora fermi”. Guglielmo Pevarello ci parla da Jesolo dove la figlia sta lavorando. Ma non negli spettacoli viaggianti, bensì in un albergo. I luna park sono fermi da un anno e mezzo. E così ci si deve reinventare il lavoro. Ammesso ci sia.
Presidente veneto dell’Unva, Unione Nazionale Attrazionisti Viaggianti, Pevarello va subito al dunque.
“Il sostegno alle nostre attività è stato poco meno che simbolico. Siamo stati lasciati soli. Senza un perché. Eppure la Costituzione recita che questa è una Repubblica fondata sul lavoro. Ma dal fondare all’affondare il passo è stato breve in questa lunga pandemia. Muoviamo migliaia di famiglie, indotto, eppure abbiamo fatto fatica a ricevere attenzione. Ora – prosegue Pevarello – abbiamo aperto a Roma un tavolo tecnico per non essere penalizzati dall’interpretazione dei codici Ateco. D’altra parte questo è il paese che complica anziché semplificare. Penso solo alle tasse, agli adempimenti che dobbiamo rispettare per procedere, via telematica, alle autorizzazioni per esercitare le nostre attività”.
Ma qualche spiraglio sembra intravedersi, anche se tardivo e oramai a “fine corsa” di una emergenza che ha trattato come cittadini di seconda serie i lavoratori di questo comparto, quello dei luna park itineranti, come agnello sacrificale assieme ad altri settori del commercio, del terziario.
“Siamo non essenziali per la ripresa, ma essenziali quando si tratta di pagare le tasse, di impazzire per le autorizzazioni da anticipare mesi prima, per quanto ci viene chiesto per essere considerati cittadini”.
E sul loro sito, unav.it, il concetto viene ribadito dal presidente nazionale, Gianlcuna Colonati. “
“La nostra Legge 337 del 18 marzo 1968 all’Art. 1 ci Riconosce Funzione Sociale, e sostiene il consolidamento e lo sviluppo del nostro settore. Grandissime e sacrosante parole, soltanto che tutto ciò non avviene, ogni anno che passa la nostra categoria affronta difficoltà nell’esercitare il proprio lavoro, difficoltà d’avere una propria identità, senza accostamenti ad altre categorie che non centrano per niente con la nostra, difficoltà nell’avere un documento ufficiale che una volta per sempre riconosca in tutto e per tutto la categoria dello Spettacolo Viaggiante”.
Nata nel 2015, l’Unav oggi aderisce anche al Cusv, che raggruppa otto sigle di categoria.
“Pensavamo di essere lavoratori con gli stessi diritti degli altri – commenta Pevarello – invece non è così. L’Italia si è dimostrata matrigna, ha dimenticato chi porta risorse dal territorio, chi tiene viva l’identità di un territorio. L’articolo 4 della Costituzione recita che “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto del lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società”. Se così è, ci hanno tolto diritti e doveri. Si chiama Repubblica o qualcos’altro una simile forma di Stato? E’ tempo di dare una svolta, perdere un anno e mezzo di lavoro non è un giro di giostra”.
Photo by Casey Horner
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