Donald Trump supera Kamala Harris alle presidenziali americane. A scrutinio estremamente avanzato, l’ex presidente è infatti in vantaggio non solo nel conteggio dei grandi elettori assegnati dagli Stati per i quali lo spoglio è già concluso, ma anche in tutti i cosiddetti “swing States” che, alla vigilia, erano dati in bilico. Che la situazione stia di minuto in minuto volgendo a sfavore della candidata democratica, appare ormai chiaro anche alla massa di sostenitori della vicepresidente riuniti al suo quartier generale alla Howard University di Washington dove il clima di festa che ha caratterizzato i primi momenti dello spoglio elettorale si è improvvisamente dissipato con l’annuncio dei primi risultati significativi a favore del tycoon.
La vittoria repubblicana nella Carolina del Nord, uno stato cruciale per questa notte elettorale, seguita dal mantenimento delle roccaforti conservatrici, come la Florida, ha smorzato le speranze dei sostenitori democratici. All’interno dei confini di questa università storicamente nera, studenti e attivisti cercano di confortarsi a vicenda, mentre la prospettiva di un’onda blu è svanita. Al contrario, nel cuore organizzativo della campagna elettorale trumpiana, a Palm Beach, un’ovazione ha segnato l’annuncio della probabilmente cruciale vittoria in North Carolina: i sostenitori dell’ex presidente hanno alzato i pugni in aria e saltato gridando lo slogan “fight, fight, fight”. Il miliardario Elon Musk, fervente sostenitore di Donald Trump, ha pubblicato un breve messaggio su X: “Gioco, partita e incontro”, ha scritto.
Gli Usa sembrano virare verso una nuova presidenza repubblicana: dopo una nottata in bilico, che in un primo momento aveva confermato il testa a testa negli Stati chiave, col passare delle ore si è palesato il vantaggio di Trump. Tre “Swing States” come Pennsylvania, Wisconsin e Michigan, in un primo momento erano sembrati andare verso Kamala Harris per poi assegnare il vantaggio all’ex presidente. Da sottolineare che si sta profilando la vittoria repubblicana anche nello Stato chiave della Georgia, diventata un punto focale della politica americana dopo le elezioni presidenziali del 2020, quando Trump chiese ai funzionari dello stato, tra cui il segretario di stato repubblicano Brad Raffensperger, di “trovare” a tutti i costi abbastanza voti per capovolgere il risultato elettorale e permettergli di vincere. L’ex presidente e diversi suoi consiglieri vennero incriminati per tali comportamenti.
In campagna elettorale Trump ha usato parole molto dure nei confronti dell’Europa. Non solo sul versante della Nato, finora sostenuta in gran parte dagli Usa, che adesso con la presidenza Trump costringerà tutti i paesi europei, Italia in testa, a mettere mano al portafoglio per incrementare la spesa per la propria difesa militare.
Se Trump manterrà la parola, America first, allora ci saranno guai anche sul versante economico. Trump ha già accusato l’Unione europea di non comprare prodotti americani invadendo il mercato americano. Puntando l’indice verso la Germania, con 70 miliardi di dollari di surplus, seguita subito dopo dall’Italia con 30 miliardi. Probabile che ci saranno dazi nei confronti dei nostri prodotti e questo si tradurrà in un contraccolpo per le nostre esportazioni.
Problemi anche sul versante della politica estera, con un’Europa schierata in difesa dell’Ucraina invasa e massacrata dalla Russia di Putin, e il probabile nuovo Capo dell’America che ha promesso di chiamare presto il suo amico Putin e di risolvere così la guerra. Tradotto, molto probabilmente si costringerà l’Ucraina ad accettare per forza la cessione dei territori conquistati dall’armata russa.
Per quanto riguarda i motivi che hanno spinto gli americani a voltare pagina, nonostante i successi vantati dall’amministrazione Dem di Joe Biden, la sensazione che le cose non stavano andando per il verso giusto, che aveva ragione Trump a dire che l’America doveva tornare a pensare prima di tutto a se stessa. Kamala Harris, catapultata in campagna elettorale dopo la defenestrazione di Biden, è apparsa in continuità con la vecchia gestione politica, proprio quella che alla maggioranza degli americani non andava più bene. Vero pure che il messaggio unitario e rassicurante dei democratici non ha convinto quanti, al contrario, hanno scelto il candidato alternativo e schierato contro.