Nel giorno del crollo di Wall Street, 2000 miliardi bruciati, dopo l’annuncio dei dazi da parte degli Stati Uniti a più di sessanta Paesi nel mondo, il presidente non ha cambiato programma. Trump dovrebbe raggiungere la Joint Base Andrews, la base militare vicino a Washington, da cui partirà per andare in Florida, dove è atteso al Trump National Doral Golf Club. Il presidente assisterà a un torneo di golf.
I dazi hanno dato una scossa devastante ai mercati finanziari. Le borse europee, in particolare, hanno registrato una flessione drammatica, con un calo complessivo di oltre 422 miliardi di euro, il cui impatto si è avvertito soprattutto sui settori più vulnerabili, come quello bancario e delle energie. Piazza Affari, la peggiore del Vecchio Continente, ha chiuso con una perdita del 3,6%, riportando il FTSE MIB a 37.070 punti. La performance di Milano è stata pesantemente influenzata dai titoli bancari e dalle azioni legate al petrolio, come Tenaris, che ha perso il 9,85%. Le perdite sono state altrettanto significative anche in altre borse europee: Parigi ha ceduto il 3,31%, Francoforte il 2,94%, mentre Londra ha registrato un calo del 1,59%. La paura di un inasprimento delle tensioni commerciali ha fatto crescere l’incertezza, facendo temere un rallentamento dell’economia globale. Il terremoto ha colpito anche Wall Street, Il Nasdaq ha subito una perdita pesante, scendendo del 5,01%, mentre altri indici statunitensi, come lo S&P 500 e il Dow Jones, hanno registrato cali rispettivamente del 3,98% e del 3,36%. La flessione si è estesa anche agli indici delle medie imprese, con il Russell 2000 che ha perso il 5,86%. Titoli di primissimo piano come Nike ed Apple hanno visto enormi perdite, con Nike che ha perso il 4% a causa del colpo subito dalle sue esportazioni dal Vietnam, e Apple, la cui capitalizzazione di mercato ha perso circa 250 miliardi di dollari.
In questo scenario, la Casa Bianca ha cercato di rassicurare gli investitori, ma le previsioni degli economisti parlano di un rallentamento dell’economia americana, con una possibile crescita inferiore all’1% nel 2025. Il dollaro è stato uno dei primi a risentire del clima di incertezza, con una caduta significativa rispetto alle principali valute.
La reazione dei mercati è stata immediata, con i trader che hanno modificato le loro aspettative sui futuri interventi della Federal Reserve, prefigurando ben quattro tagli dei tassi di interesse per l’anno in corso, contro i due inizialmente previsti. Questo ha fatto salire il valore dei titoli di Stato americani, mentre il rendimento del decennale è sceso sotto il 4%. L’incertezza ha spinto gli investitori a cercare rifugio nei tradizionali beni rifugio come l’oro, che ha raggiunto un picco di 3.167,71 dollari l’oncia.
In parallelo, anche il franco svizzero e lo yen hanno visto un apprezzamento rispetto al dollaro, mentre l’euro si è rafforzato, raggiungendo un cambio di 1,109 contro la valuta americana. Il petrolio ha risentito pesantemente della situazione economica incerta. Il greggio texano (consegna maggio 2025) ha perso il 7,18%, scendendo sotto i 67 dollari al barile, mentre il Brent (giugno 2025) ha visto un calo del 6,66%, scivolando sotto i 70 dollari. La preoccupazione principale per gli operatori è legata alla possibilità che una recessione globale possa ridurre la domanda di energia, mettendo sotto pressione i prezzi del petrolio.
on l’incertezza sulle politiche commerciali degli Stati Uniti e la possibile contrazione dell’economia, gli investitori temono un ulteriore rallentamento della crescita globale, che potrebbe impattare negativamente sui consumi di greggio.
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