di Monica Rizzi – Ben venga qualsiasi iniziativa che rilancia e mette sul tavolo politico la questione del costo assurdo e incomprensibile dei farmaci veterinari, che paghiamo fino a 5 volte e più rispetto ai medesimi principi attivi per le persone. Lo ha fatto l’altro giorno il Pd con l’on. Prestipino, alla quale va tutto il nostro plauso, con una proposta di legge. Eh sì, perché il ministro Speranza quando era alla Salute ci aveva preannunciato che questa sperequazione sarebbe finita. Invece no. Sono passati anni e ancora curare un nostro amato quattrozampe è un lusso, un privilegio, qualcosa che resta per pochi. E bravi!
Per non parlare del fatto che ancora sono tassate le loro spese come fossero dei liquori con l’Iva al 22%, come ha ricordato di recente anche Marco Melosi, presidente dell’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani (Anmvi). E in più oggi accade che le aziende decidono il prezzo dei farmaci senza concertarlo con qualche autorità sanitaria, quando si tratta di cure per gli animali. E’ vero che la produzione è inferiore, che la registrazione varia da specie animale a specie animale, come ricordava il dr. Melosi sul sito stesso dell’Anmvi e riprendendo una significativa intervista a Kodami-Fan Page. Tuttavia ci deve essere una via d’uscita e una soluzione che faccia giustizia della troppo profonda sperequazione sul diritto alla salute.
Nel frattempo condividiamo in pieno la richiesta di aumentare la soglia delle detrazioni in dichiarazione dei redditi. Il limite è insufficiente e rinnega il valore che persino in Costituzione hanno i nostri amici animali. Esseri senzienti quando serve sventolare una propaganda elettorale ma poi dimenticati perché la scusa è che non ci sono abbastanza soldi in cassa.
Si decidano, o di qua o di là.
Monica Rizzi, fondatore Patto per il Nord
Contribuiscono a ridurre i costi anche prediligere le confezioni multiblister rispetto alle confezioni a imballaggio singolo- ricorda Melosi.
“Quello che farebbe davvero la differenza è l’aumento delle detrazioni per le spese veterinarie”- secondo il Presidente ANMVI. Se è vero che la sensibilità della nostra società nei confronti del mondo animale è aumentata, “il Ministero della Salute deve intervenire in questa direzione aumentando le detrazioni. Inoltre, i cani sono considerati al pari di beni di lusso: l’Iva sulle prestazioni veterinarie è del 22%, la stessa che c’è sui liquori, mentre su altri generi alimentari o su altre prestazioni è molto più bassa. Ad esempio, quando si va dal medico in umana l’Iva non c’è affatto. Speriamo che il Governo agisca per aumentare le detrazioni”- conclude.
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