Di seguito l’intervento di Lisa Molteni alla convention internazionale dei lavoratori frontalieri che si è svolta a Varese, in rappresentanza di Patto per il Nord.
di Lisa Molteni – Prendo la parola con rabbia e determinazione. Perché il tempo delle attese è finito. Il tempo di subire decisioni prese altrove, da chi non vive il nostro territorio e non conosce le nostre realtà, è scaduto.
Siamo qui, a Varese, in un territorio di frontiera, dove ogni mattina migliaia di lavoratori si alzano prima dell’alba per varcare un confine che non dovrebbe essere una barriera, ma che viene trattato come un muro. Siamo frontalieri non per scelta, ma per necessità. Perché il nostro territorio, il Nord, che produce e che lavora, è stato abbandonato da uno Stato centrale che prende senza dare.
Abbiamo infrastrutture inadeguate, trasporti insufficienti, una pressione fiscale che ci schiaccia e una burocrazia che ci ostacola in ogni cosa. E cosa riceviamo in cambio? Nulla. Peggio ancora: veniamo trattati come cittadini di serie B, come se il nostro contributo alla crescita economica non valesse. Ma i dati parlano chiaro: il Nord finanzia l’Italia, e in cambio riceve meno di quello che versa. Questo è inaccettabile.
Come consigliere comunale, mi batto ogni giorno per il mio territorio. Ma è evidente che i problemi non si risolvono solo a livello locale. Qui servono scelte coraggiose, servono politiche che tutelino chi lavora, chi produce, chi porta avanti il tessuto economico della nostra terra.
Come rappresentante del Patto per il Nord, dico chiaramente: è ora di finirla con il servilismo e con le elemosine di Roma! Noi non chiediamo assistenza, noi esigiamo rispetto! Esigiamo che i soldi che generiamo vengano reinvestiti qui, dove vengono prodotti. Esigiamo che i frontalieri non siano considerati un bancomat da spremere con nuove tasse, nuove restrizioni e con trattati che penalizzano solo una parte: la nostra.
Chi vive lontano da qui non sa cosa significhi alzarsi ogni mattina per fare ore di coda al confine, affrontare disagi e sacrifici per garantire un futuro alle proprie famiglie. Non sa cosa significhi vedere il proprio territorio trattato come una periferia senza voce.
E allora oggi, da questa città, da questo territorio di confine, mandiamo un messaggio forte e chiaro: basta! Basta con le politiche centraliste che soffocano il Nord! Basta con l’ipocrisia di chi ci dice che siamo privilegiati mentre ci tratta come cittadini di seconda classe!
I frontalieri non sono una colonia di Roma. Siamo il motore d’Italia. E noi non permetteremo più che questo motore venga sabotato per alimentare un sistema ingiusto e fallimentare.
Il futuro del Nord deve essere nelle mani di chi lo vive e lo lavora.
Perché questa terra non è solo un luogo: è la nostra identità, la nostra forza, il nostro destino.
E noi non ci fermeremo finché non avremo ottenuto ciò che ci spetta di diritto.