“Arrivano in Lombardia, come promesso dall’assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso, i primi infermieri dall’America Latina, per rimpiazzare l’enorme carenza di questi professionisti nel nostro Sistema sanitario. Ma un gran numero di quelli italiani si prepara per andarsene verso la Svizzera, l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi, nonché la Norvegia come evidenziano le nostre inchieste”. Così Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato Nursing Up. “Ci risulta – continua – che negli ultimi giorni già una decina di operatori hanno preso servizio nella provincia di Como. Arrivano da lontano: da Perù, Argentina, Bolivia. Un primo contingente sarebbe già operativo al Valduce di Como con il chiaro obiettivo di tappare le falle del nostro personale. Le aziende sanitarie offrono loro un contratto di sei mesi con possibilità poi di assunzione a tempo indeterminato”. La Regione, sottolinea Da Palama, “ha assunto il personale attraverso agenzie interinali che hanno fatto da mediazione. Per tutti loro è un salto di qualità immenso, rispetto a realtà che pagano male, anche con mesi di ritardo e addirittura non offrono coperture pensionistiche nei Paesi di origine. Ai cronisti locali gli infermieri sudamericani raccontano di avere famiglia, figli, fratelli e sorelle a cui badare e che per loro questa svolta non è solo professionale, ma rappresenta una scelta di vita fondamentale per sostenere economicamente i propri cari rimasti in America Latina. Ma per la sanità italiana tutto questo è davvero un vantaggio?” Per esempio, continua De Palma, “a noi risulta che, al momento, questi professionisti non hanno frequentato alcun corso di italiano, tanto meno un percorso di formazione per integrarsi alla realtà socio culturale italiana. Se le informazioni che abbiamo raccolto saranno confermate dai fatti , pare che siano stati letteralmente gettati nella mischia, senza voler in alcun modo discutere della loro professionalità”.
Nelle prossime settimane, continua De Palma, “e nei prossimi mesi, arriveranno professionisti dall’America Latina in tutte le province della Lombardia, mentre gli infermieri di casa nostra continuano a contattare le agenzie internazionali di recruiting per essere dipendenti all’estero. La carenza di personale giustifica, all’apparenza, il modus operandi della Regione. Mancano in tutto il territorio, infatti, quasi 10mila infermieri. La Lombardia è la Regione, insieme a Veneto, Campania e Piemonte, con la maggiore carenza di professionisti dell’assistenza. Ne mancano all’appello solo 2300 per attuare il piano del Pnrr, a questo punto fortemente a rischio”, aggiunge il leader sindacale che sottolinea: “Non abbiamo nulla, lo ripetiamo da tempo, contro i colleghi provenienti dagli altri Paesi, ma ci sembra che ancora una volta la politica, quella nazionale, così come quella regionale, siano davvero a corto di idee” e non sembra “si vogliano introdurre reali riforme valorizzanti, le uniche idonee ad aumentare il numero di professionisti disponibili in Italia, per i nostri ospedali”.
Alla fine, “far arrivare infermieri dall’estero, per tappare le falle man mano che si verificano, costa senza dubbio meno che valorizzare i tanti infermieri operanti in casa nostra, azione, quest’ultima, che tuttavia potrebbe ridare impulso ai corsi universitari ed arrestare la migrazione delle nostre eccellenze all’estero”.
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