di Sergio Bianchini – Anche la Chiesa del Nord è stata ridimensionata nell’Italia rimescolata.
La particolarissima dinamica italiana che vede intrecciati quasi fatalmente società, Stato e Chiesa non tocca mai uno solo dei tre aspetti.
Il rimescolamento politico e culturale determinato dalla grande migrazione interna nella società italiana ha prodotto anche una rimodulazione nella Chiesa cattolica italiana.
Così a partire dagli anni ’70 è avvenuto un poderoso riequilibrio dei tre territori ecclesiastici fondamentali Nord Centro e Sud, che corrispondono ai tre territori fondamentali dello Stato Italiano.
Il primato tradizionale della Chiesa del Nord e la sua prevalenza storica sulla Chiesa italiana e mondiale è visibilissimo. Basta considerare i papi precedenti Giovanni Paolo II, il primo straniero, eletto nel 1978 e seguito da altri due papi stranieri. Vediamo i dati dell’ultimo secolo:
1) Pio X trevigiano
2) Benedetto XV genovese
3) Pio XI lombardo di Desio
4) Pio XII unica eccezione romana
5) Giovanni XXIII bergamasco
6) Paolo VI bresciano
7) Giovanni Paolo I bellunese morto 28 settembre 1978
8) Giovanni Paolo II, POLACCO, eletto il 16 ottobre 1978
Dopo Giovanni Paolo I e la sua fulminea e perfino misteriosa scomparsa sono succeduti tre papi stranieri, un polacco, un tedesco, un argentino.
Si potrebbe ipotizzare che i contrasti tra i tre territori della Chiesa italiana fossero, negli anni ’70, così forti da rendere necessario un papa non italiano per la prima volta da 455 anni. Probabilmente il contrasto interno, seppur ridotto, rimane ancora ed ha visto l’elezione ormai di ben 3 papi stranieri.
Sotto il manto dei papi stranieri sembra essersi svolto uno scontro tra Chiesa del Nord e quelle del Centro Sud con il progressivo ridimensionamento della chiesa nordica. Il ruolo prevalente della Chiesa del Nord nei vertici ecclesiastici si è interrotto e il baricentro dell’organizzazione ecclesiastica italiana sembra spostato nel centro Italia.
Osservando l’evoluzione dei vertici della Conferenza Episcopale Italiana si nota chiaramente che dopo un periodo di prevalenza avviene una marginalizzazione del Nord.
Vediamo la cronologia; la CEI nasce nel 1952 .
Il primo vescovo a guidare la CEI è Ildefonso Schuster, Arcivescovo di Milano.
L’anno successivo tocca al cardinale Adeodato Piazza, Patriarca di Venezia.
Dal 1954 tocca al cardinale Maurilio Fossati, Arcivescovo di Torino.
Dal ’58 al ‘65 il cardinale Arcivescovo di Genova Giuseppe Siri.
Tra il 1965 e il 1966 un triumvirato formato dai cardinali Colombo di Milano, Ermenegildo Florit di Firenze e Giovanni Urbani di Venezia.
Poi il cardinale Urbani di Venezia fino al 1969.
Tra il 1969 ed il 1979 è la volta di Antonio Poma, di Bologna.
Segue dal 1979 al 1985 Alberto Ballestrero, di Torino.
Tra il 1985 e il 2007 inizia il “ventennio romano” con il Cardinale Ugo Poletti, poi il Cardinale Camillo Ruini, entrambi sotto il controllo diretto di papa Giovanni Paolo II.
Segue Angelo Bagnasco, di Genova, dal 2007 al 2017.
I presidenti Cei sono stati nordici fino al 1985, poi ancora nordici ma sotto il controllo diretto del papa fino al 2017. Infine il Nord scompare quando Papa Francesco nomina al vertice, dal 2017 al 2022, il Cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia.
Oggi, dal 2022, presidente Cei è il cardinal Zuppi, romano e di carriera romana ma dal 1915 vescovo di Bologna. Zuppi si avvale come di consueto di tre vicepresidenti, uno per il Nord Italia uno per il Centro ed uno per il Sud.
Consideriamo la loro provenienza:
· Vicepresidente per l’Italia settentrionale: Erio Castellucci di Modena.
· Vicepresidente per l’Italia centrale: Gianpiero Palmieri di Ascoli Piceno.
· Vicepresidente per l’Italia meridionale: Francesco Savino di Cassano Ionio.
Si vede come Roma detenga la guida mentre tutto il Nord sia assente. Un altro dato sorprendente per il Nord è che per la prima volta la Chiesa di Milano ha un capo, Delpini, non cardinale. L’osservazione di Delpini circa l’impossibilità di capire un gesuita è significativa anche se dimenticata.
Il fatto che Papa Francesco abbia reso quasi elettiva (il Papa sceglie tra i primi tre eletti dai vescovi) la presidenza CEI forse indica una ricomposizione, ritenuta ormai equilibrata, dei pesi delle tre aree ecclesiastiche nazionali. Se fosse così il nuovo Papa potrebbe tornare ad essere italiano.
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