di Sergio Bianchini – Finalmente si cominciano a vedere segni di consapevolezza negli ambienti dell’arroganza “democratica” che pervade quasi tutti i media e moltissime persone, tra cui vari amici miei, che credendo di difendere la democrazia sono diventati sostenitori di una cappa autoritaria asfissiante.
Sul Messaggero in un articolo Alessandro Campi, docente di scienze politiche nell’università di Perugia, non solo esprime dubbi ma indica come ormai avvenuto un passaggio del sinistrismo democratico, di cui si intende parte, ad uno stile autoritario definito come stile dei “nuovi talebani del pensiero unico”.
Cito: “Ci siamo talebanizzati perseguendo in realtà una causa giusta, opposta a quella di chi dispregia la libertà (…). Per noi si trattava di favorire una convivenza rispettosa di ogni diversità, di rimuovere dalla vita sociale qualunque forma di discriminazione e di violenza (…). Ma il risultato paradossale è che abbiamo finito a nostra volta per mettere a repentaglio quella libertà che culturalmente è sempre stata la nostra bandiera (…). Il clima che si respira da alcuni anni (…) appare in effetti sempre più asfissiante (…). Abbiamo finito per creare verità pubbliche, codici morali di natura pseudo religiosa, obblighi comportamentali, canoni linguistici, stereotipi mentali (…). All’apparenza si può dire tutto (…) nei fatti viviamo in un contesto di crescenti proibizioni che sono la negazione di qualunque pluralismo di pensiero (…).
Ci si è chiesti (…) e ragioni del successo del libro del generale Roberto Vannacci (…) o perché certe posizioni (di Andrea Giambruno ndr) su recenti casi di stupro trovino ampio consenso nell’opinione pubblica nonostante il coro di pubblica riprovazione (…). Probabilmente sono una forma di legittima reazione (…) a forme nelle quali dominano sempre più il paternalismo, la retorica e il conformismo quando non un vero spirito censorio (…).
L’occidente , copiando senza volerlo i suoi nemici storici si è avviluppato in una trappola di mortali contraddizioni (…). Come uscirne (…) è il tema in questo momento (…) prima che il malessere sociale, ormai sempre più diffuso, diventi rigetto e rivolta.”
La citazione è stata abbondante perché fino ad oggi non avevo mai letto una autocritica così limpida e percepito una autentica paura vedendo le dimensioni crescenti e forse già maggioritarie della rivolta.
Bene, con calma andiamo avanti con analisi ben fondate nella realtà sia materiale che spirituale concentrandoci fortemente sulle problematiche del buon governo e del costante rinnovamento delle istituzioni dove la situazione di stallo quasi generalizzato delle idee domina ancora incontrastata.
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