di Luigi Basso – Su tutti i giornaloni italici campeggia la notizia della firma del protocollo di Intesa tra Italia e Albania avente ad oggetto la creazione di due centri dove ospitare migranti giunti in Italia.
Ora, poiché il Protocollo di Intesa è una semplice dichiarazione di intenti tra i rappresentati di due Paesi, una enunciazione di principi o futuri comportamenti che potranno (e non: dovranno) essere tradotti in atti normativi o amministrativi dagli organi competenti e secondo le procedure proprie stabilite da ciascun Paese, la grande enfasi con la quale la notizia è stata sparata dai giornali ha assunto subito i contorni della solita “boutade” all’italiana, la classica fuffata da buttare negli occhi dei pochi allocchi rimasti e soprattutto per gettare un argomento di distrazione ad uso e consumo delle rispettive tifoserie ridotte ormai ai soli mantenuti dal Regime del Partito Unico Sovranista.
La puzza di fuffa è diventata poi fortissima confrontando le prime pagine dei giornaloni di tendenza di destra con quelli di sinistrosi: sono identiche.
I primi innalzavano la Premier Meloni, ancora intontita dalla figuraccia telefonica russa in Mondovisione, a novella Giovanna d’Arco della Garbatella che, con un tratto geniale di penna, aveva risolto il problema dell’immigrazione; i secondi sbraitavano contro inesistenti deportazioni di massa, facendo credere ai loro lettori che fosse già iniziato nottetempo l’ammassamento di prigionieri nelle due strutture di accoglienza albanesi.
Entrambi gli schieramenti dunque alimentano una identica narrazione: i migranti se li prende l’Albania.
Nulla di più falso: la realtà sta da un’altra parte.
A parte il fatto che l’Intesa non ha alcun valore obbligatorio (peraltro l’Italia ne ha per decenni stipulate moltissime con l’Albania nei più svariati settori e non se ne sono viste grandi ricadute, come quelle sulla lotta al traffico delle droghe), ma al di là di questo dettaglio insignificante, l’intesa è soggetto a tante e tali limitazioni che di fatto – anche se dovesse mai vedere la luce – sarà ininfluente e costerà la solita montagna di soldi allo Stato Italiano (perché le spese saranno tutte a carico dell’Italia): per esempio, non tutti i migranti potranno essere trasferiti in Albania (non le donne, i minori e chi versi in una situazione di fragilità), ma soprattutto quelli che non saranno rimpatriati nei Paesi d’origine (cioè la stragrande maggioranza) torneranno nel BelPaese dopo il tour in Albania a spese del contribuente.
La verità è evidente: la Premier ha fatto una piccola operazione di propaganda a cui non crede nemmeno lei per cercare di recuperare un po’ di reputazione dopo la telefonata russo africana.
Gli italiani possono dormire tranquilli: i migranti continueranno ad arrivare perché la domanda di nuovi schiavi è sempre in aumento.
E’ l’esercito industriale di riserva, unica stampella rimasta a reggere un sistema produttivo ormai da terzo mondo.