Categorie: Opinioni

La Chiesa, la zattera più resiliente nel vuoto di mediocri élite politiche

di Stefania Piazzo – Se Papa Francesco era arrivato quasi dalla fine del mondo, occorre dire che la politica di questo mondo è più di ogni altra cosa, alla fine. La statura morale e culturale della Chiesa (che non è il Vaticano in senso stretto), dei suoi uomini più illuminati e pionieri, sta facendo da puntello ad un mondo crollato e imploso in se stesso in pochissimo tempo, con una rapidità che ha lasciato attorno a noi un vuoto di idee, di visione della vita e di certezze, spazzate via senza una alternativa.

IL MONDO E’ SPARITO

Il “nuovo” è arrivato e non stiamo capendo dove andremo a finire. Il mondo di prima è sparito. Quello di oggi ha una sola isola, fatta dai valori universali e concreti che ha incarnato il pontefice e, dopo di lui, chi gli succederà.

E’LITE POLITICHE MEDIOCRI

Non c’è ad oggi, alcuna élite politica, qui da intendersi come classe dirigente con un progetto e una struttura mentale articolata oltre gli slogan e le protestine da social network, in grado di avvicinarsi ad un’idea di organizzazione della società con una preparazione che spazi dalla politica estera non belligerante, al lavoro, alla sanità come criterio di diritto alla salute e alla cura che vuol dire valore assoluto della vita, sino alla scuola, dove non si educa e non si forma bensì si sforna ammesso vi siano educatori che non hanno già chiesto il trasferimento prima ancora di entare in aula, e che abbiano chiaro cosa sia attrezzare i giovani con la formazione coerente alla realtà, tutelando la loro salute mentale. Poi ci sarebbero la sicurezza, la giustizia, oggi sotto sequestro dell’ideologia, che tiene ben stretta anche la gestione delll’esazione fiscale.

UN CAMPANILE COME SPERANZA

La Chiesa non è immune da errori e peccatori, ma trova e ritrova sempre dentro sè le risorse per avanzare. E’ millenaria. A parte la sciatteria di parroci che dicono solo messa e non benedicono più le case, anche dovessero servire mesi per fare i “pastori che sanno delle loro pecore”, come chiedeva Francesco, ecco, quella sciatteria a confronto con la visione di società e di proposta delle élite politiche, svetta comunque come premi Nobel. Anche l’ultimo parroco di campagna ha il suo campanile, esprime una identità, custodisce beni preziosi come la certezza che ci si potrà salvare.

LA CARITA’, OVVERO LA POLITICA

Nel quotidiano, abbiamo la certezza di essere spacciati. Non si vedono capitani coraggiosi, carismi in grado di tradurre nella forma più alta di carità, la politica appunto, come ricordava Papa Paolo VI, un bresciano non a caso, di trasformare il dovere di fare il bene a partire dalla propria strada, dal quartiere, dal Comune, sino alle responsabilità più collettive per garantire a tutti una scuola, un ospedale, una casa, una chiesa. Basterebbe copiare La Pira. Ma quelli che oggi sventolano l’alabarda spaziale dei territori, La Pira lo hanno mai letto? O la dottrina sociale della Chiesa che ha formato generazioni di politici che dialogavano e trattavano col mondo?

IL DECLINO E LA VOCE ANTICA

Nei giorni scorsi mi sono soffermata su alcune letture, tre tra tutte. Per prima, un editoriale di Aldo Cazzullo, sul Corriere della Sera, alla vigilia delle ultime festività pasquali. Scrive Cazzullo: ” Nella drammatica crisi della politica e della democrazia, nell’evidente declino delle classi dirigenti dei nostri Paesi, la voce antica della chiesa rappresenta più che mai un punto di riferimento“. Richiamando la centralità imprescindibile del messaggio cristiano, per laici non credenti o non praticanti così come per i credenti.

CERCASI GUIDA, REFERENZIATA

Seconda “lettura”, l’ascolto dell’intervista recente di Massimo Cacciari sulla Rai, a “Timeline”, sulla Pasqua. Il sindaco filosofo ha ricordato il disordine globale in cui siamo precipitati alla velocità della luce, soprattutto senza vedere la meta, a differenza della Pasqua che una meta ce l’ha, con una guida.

REQUISITO: L’INTELLIGENZA

Oggi il fine non ha una guida, un equilibrio è finito, un assetto del mondo è sparito e in questa accelerazione quasi improvvisa, non ci sono leader, non ci sono più élite politiche. Dice bene Cacciari che non si può chiedere agli Stati di amarsi gli uni con gli altri, ma di essere intelligenti nel costruire relazioni, nel creare le condizioni per la pace.

Nell’uovo di Pasqua per questo la sorpresa più grande dovevano essere le sinapsi, i contatti con i neuroni, anche quelli a specchio, per comunicare.

Oggi? Oggi il portavoce della nuova élite occidentale è Donald Trump, che fa politica per fronteggiare la competizione durissima sul piano tecnologico e militare con la Cina, competitor strategico, e il medio oriente e l’Africa. E non usa mezzi formali per farsi spazio.

SENZA SCUOLA NON SI DISTINGUE UN FICO SECCO

Nel mare aperto in cui siamo finiti, confluiamo nel fiume dei social che contengono tutto e il suo contrario. Per sopravvivere a quel fiume che tutto trasporta, parole di Cacciari, “tronchi d’albero…, riflessioni serie, oppure merda”, occorre usare il discernimento.

Qui sta il dunque: si apprende a scuola, il discernimento, la capacità di fare analisi, di scegliere, di distinguere fa parte di ciò che la scuola deve insegnare. Lo sa fare? O le soli fonti da cui attingono i giovani sono quel fiume dove scorre tutto, indistintamente, e ne fanno una loro “cultura”, un proprio mutevole bagaglio di informazioni? “Se non abbiamo dato buoni salvagenti, affondano”, commenta Cacciari. Affonda anche la politica, priva di schemi, di scuole di partito, di selezione, di comunicatori non banali.

EUROPA, RE NUDO

Termometro politico di questo crollo del sistema oltre che il disorientamento che rimbambisce, è l’astensione politica dei giovani, che hanno ignorato le ultime elezioni europee. Un continente d’altra parte fatto per lo più da “vecchi”, dove tra un secolo non ci sarà più neppure un europeo.

Ancora Cacciari, terza e ultima “lettura”, in tv sul Nove, in una recente intervista un mese fa, affonda di più ricordando che quanto detto da Trump, ovvero che il re è nudo, riferendosi all’Europa, è purtroppo vero. L’Europa ha una “impotenza politica vergognosa”.

E’ evidente a tutti, non solo al saggio Cacciari, che non vi sia superiorità tecnologica, militare in Europa, e che si sia subalterni a qualcuno, a qualcosa, con buona pace del nazionalismo più a destra incarnato oggi, fuori dal tempo, anche in Italia da qualche partito, che mai governerà se non a sua volta subalterno a una destra meno a destra, per necessità atlantista e più moderna, oggi incarcata dalla premier…

L’élite politica di governo deve decidere se essere servile rispetto all’egemonia Usa o se diventare un alleato-consigliere.

LA BANCAROTTA DELLE POLITICHE NEOLIBERISTE

Le culture politiche che hanno fatto l’Europa, quella cattolico liberale e quella socialdemocratica, “hanno fatto bancarotta”, in un processo partito dopo la caduta del muro, facendo proprie le politiche neoliberiste, chiudeva Cacciari.

LO SMOTTAMENTO DELLA BASE SOCIALE

La base sociale, quella operaia, del ceto medio, della piccola e media impresa (e quanto Nord c’è in questa fetta di umanità lasciata a se stessa), ecco, questo mondo in cui le vecchie generazioni sono cresciute, sono smottate, sono scivolate a valle.

Impoverimento, perdita di riferimenti, di certezze, disorientamento accanto alla rivoluzione tecnologica ingovernabile, hanno trasformato l’Europa ancora di più in una massa disomogenea, conflittuale, in cui non possono essere i nazionalismi la via d’uscita, la chiave di lettura della crisi della democrazia.

I NUOVI AUTORITARISMI

La tecnologia che governa il mondo, il controllo dell’informazione, sono le forme di autoritarismo a cui si sono piegati gli Stati. La politica italiana come si smarca? Come risponde in sanità, politica estera, scuola? Sulle grandi questioni cos’hanno da dire i leader di partito, dentro o fuori dal Parlamento? Quale politica sociale, di welfare, di tecnologia, realistiche?

I GOVERNI OMBRA

Quando la Lega era all’opposizione, Bossi volle creare un governo ombra, col suo Parlamento del Nord. Una struttura fatta da una piccola élite pensante, che elaborava idee, progetti. Una alternativa, una fucina di idee e persone nuove. Perché generare una alternativa, oltre la strategia e la provocazione, voleva dire studiare, creare una opposizione comunque strutturata, con i pochi mezzi a disposizione, ma pronta a governare. Come poi accadde. Ed era la lezione lasciata dalla Dc, dal Partito Comunista. Oggi disimparata.

LA POLITICA SI FA CON GRUPPI DIRIGENTI, NON CON TV E SOCIAL

La politica del mordi e fuggi, del rincorrere gli errori dell’avversario per sputtanarlo e basta, per gonfiare il consenso di passaggio, è effimera. Se esiste una élite dirigente si creano alternative credibili, si danno vie d’uscita ai problemi. Altrimenti uno vale uno nel momento in cui si vota o, appunto, perché nessuno dice qualcosa di serio, non si vota.

UN NUOVO UMANESIMO

Soccorre tra le tante letture, la Populorum progressio di Paolo VI, nel paragrafo non a caso titolato “Al di là del liberismo”. Sembra scritto oggi.

“(…) la legge del libero scambio non è più in grado di reggere da sola le relazioni internazionali. I suoi vantaggi sono certo evidenti quando i contraenti si trovino in condizioni di potenza economica non troppo disparate: allora è uno stimolo al progresso e una ricompensa agli sforzi compiuti. Si spiega quindi come i paesi industrialmente sviluppati siano portati a vedervi una legge di giustizia. La cosa cambia, però, quando le condizioni siano divenute troppo disuguali da paese a paese: i prezzi che si formano “liberamente” sul mercato possono, allora, condurre a risultati iniqui. Giova riconoscerlo: è il principio fondamentale del liberalismo come regola degli scambi commerciali che viene qui messo in causa”. Era il 1967.

Serve una rivoluzione, anzi, una resurrezione della classe politica. Spengano i reels, si alzino e camminino con donne e uomini autorevoli o, almeno, un po’ autorevoli.

Stefania Piazzo

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