di Roberto Gremmo – Non sono per niente d’accordo con i commentatori politici conformisti che sono tutti d’accordo nell’attribuire la vittoria del centro- destra nell’estremo ponente ligure al cosiddetto “sistema Scajola”.
Per come la vedo io, il sindaco di Imperia non e’ l’autore di un capolavoro di coesione politica ma soltanto il beneficario di una situazione locale dove un sentimento popolare autonomista è forte e radicato, formando da anni un blocco sociale particolare.
E’ dall’immediato dopoguerra che le popolazioni intemelie (la Comunità montana Intemelia era un comprensorio montano della Liguria, in provincia di Imperia, ndr) sono in grande sofferenza per lo strapotere della “Superba”, hanno un’economia sganciata da quella dei grossi poteri monopolistici che dominano Genova e soprattutto mantengono nel cuore il proprio transfrontalismo, che li porta a guardare più verso Nizza che alla megalopoli della Lanterna.
Prima con l’Unione Federalista Ingauna Intemelia di Azzaretti e poi con l’Alpazur del caro amico Enrico Berio questa vocazione autonomista ha virtualmente orientato molte delle scelte elettorali e l’abilità di Scajola è stata solo quella di farsene carico.
Ricordo ancora che all’ultimo convegno di Alpazur organizzato da Berio a Sanremo l’unico esponente politico locale che ci onorò con la sua presenza era proprio uno degli Scajola, un giovane consigliere regionale.
Quello che manca nel Ponente è una forza politica indipendente che sappia farsi carico della voglia di autogoverno così radicata nella mentalità locale, intervenga nel confronto politico con la proposta di una sub-regione che bilanci con particolari poteri che bilancino lo strapotere genovese, abbia forti competenze in materia d’immigrazione ed ordine pubblico e soprattutto crei un sistema di collaborazione transfrontaliera con Nizza e le Alpi marittime.
Se il Partito Popolare del Nord vuole essere stabilmente la casa degli autentici autonomisti non deve considerare l’esordio elettorale in Liguria un’iniziativa occasionale e propagandistica ma potrebbe e secondo me dovrebbe, radicarsi in questo territorio riproponendo la creazione di una sinergia virtuosa fra le popolazioni locali, al di là delle barriere degli Stati centralisti.
Scajola stesso sarebbe messo alla prova, costretto a scegliere fra la politica nazionale e quella territoriale; tutti i partiti centralisti mostrerebbero il loro vero volto statalista ed accentratore e grazie a questo scontro politico serrato il piccolo gruppo politico di Castelli diventerebbe una presenza stabile e forte nella regione.
Se si sa testardamente fare politica su questi temi, completamente diversi da quelli degli altri Partiti, gli astensionisti delusi troverebbero forse una buona ragione per tornare al voto.
E l’Europa delle Regioni sarebbe più vicina.
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