di Cuore Verde – Le elezioni regionali anticipate che si svolgeranno in Liguria il 27 e il 28 ottobre, si stanno rivelando l’occasione per analizzare le priorità strategiche da affrontare per la prossima legislatura. Fra i vari temi politici da sottoporre al nuovo presidente regionale della Liguria e alla sua giunta, sono state considerate anche le questioni inerenti la Protezione civile.
Il volontariato, in questo particolare settore, costituisce una risorsa primaria e necessariamente specializzata per la difesa di un ambiente come quello ligure variamente articolato su territori litoranei, appenninici e alpini.
Le priorità da affrontare riguardano soprattutto l’arruolamento dei volontari e il reperimento delle strutture logistiche. La stipula di accordi quadro tra la Regione e gli istituti scolastici per il rilascio di certificazioni di specifici crediti formativi agli studenti, è una proposta certamente da condividere per incentivare l’inserimento di “nuove leve” negli organici operativi. Allo stesso modo, non vi è dubbio che un impegno più sistematico da parte della Regione potrebbe consentire il reperimento di strutture adeguate per l’attività del personale e il ricovero dei mezzi utilizzati nelle emergenze.
Tuttavia, ritengo che non vada sottovalutata la “questione identitaria”: se ti identifichi profondamente con il tuo territorio sei certamente più motivato a difenderlo sotto ogni aspetto. E anche a fornire i mezzi, nei limiti delle possibilità di ciascuno, per attuare questa difesa. Mi riferisco agli aspetti prettamente filantropici del volontariato.
Purtroppo, dal mio punto di vista, siamo di fronte ad un diffuso fenomeno di dissociazione-identitaria che a molti fa sentire estranea la propria terra e la propria cultura. Da qui nasce una effettiva difficoltà a difenderla anche nei suoi aspetti più materiali come appunto il territorio. Atteggiamento di indifferenza che, spesso, sfocia nella devastazione paesaggistica e nell’incuria e danneggiamento dei beni culturali.
In termini pratici, la protezione civile potrebbe essere rimodulata e ampliata nei suoi compiti, fino a comprendere anche quelli della “sicurezza” dei cittadini e della tutela dei beni comuni, nei termini di una “guardia regionale” sul modello delle guardie nazionali operanti negli Stati Uniti d’America.
Una simile rimodulazione delle protezione civile presuppone, necessariamente, una profonda riforma in senso federale dello stato italiano.
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