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di Cuore verde – Il dibattito sulla riforma dei poteri di Roma Capitale è riemerso in questi giorni con le proposte di Forza Italia e del Partito Democratico, che mirano a conferire al sindaco poteri simili a quelli di un governatore regionale.
Le proposte in discussione, un testo a firma di Paolo Barelli, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati , e un altro testo presentato dall’on. Roberto Morassut, deputato del Partito Democratico, seguono ad anni di tentativi parlamentari per attribuire a Roma prerogative speciali dopo la modifica del Titolo V della Costituzione del 2001, con l’ultima proposta interrotta dalla caduta del governo Draghi nel 2022.
La riforma ha lo scopo di conferire a Roma poteri e risorse paragonabili a quelli di una regione, escludendo la sanità, ma includendo ampie competenze legislative e amministrative su materie come i rapporti con l’UE, il commercio internazionale, la sicurezza sul lavoro, l’istruzione, la gestione delle infrastrutture, la ricerca, la protezione civile e il governo del territorio.
Per attribuire maggiori poteri a Roma, tra i vari esempi di città capitali dotate di uno status particolare legislativo ed amministrativo, si cita anche Berlino. Si evita di sottolineare che Berlino è in realtà una vera propria “Stadtstaat” (città-stato).
La capitale tedesca è infatti un Land autonomo, nell’ambito del sistema federale tedesco, con una sua propria Costituzione. La “città-stato” di Berlino ha potere di rappresentanza nel Parlamento tedesco e nel Comitato delle Regioni dell’Unione Europea.
I rapporti tra la “città-stato” e il governo centrale per legge sono regolamentati attraverso “accordi contrattuali”. Si trascura soprattutto poi il fatto che anche altre città tedesche come Amburgo e Brema, pur non essendo capitali, hanno lo stesso status di “Stadtstaat”.
L’autonomia potrebbe pertanto essere estesa anche ad altre città, non necessariamente capitali. Il trattamento favorevole per la proposta di “autonomia” per Roma, sostenuta bipartisan, e la forte opposizione o malcontento che suscitano invece analoghe misure quando devono essere applicate alle regioni, sollevano certamente alcuni dubbi sulla coerenza politica e sulle motivazioni sottostanti.
Se l’autonomia si basa su criteri storici e culturali, le città del Nord padano con un passato da capitali sovrane e una attuale rilevanza socio-economica, dovrebbero avere pari diritto al riconoscimento.
Il dibattito su Roma autonoma dovrebbe includere Milano, Genova, Venezia e Torino, date le loro storie di capitali sovrane, aprendo a modelli simili a Berlino e alle altre città-stato.
Si dovrebbero superare le resistenze centraliste, portando i concetti di “stato-regione” e “città-stato” nel dibattito pubblico e rendendo chiaro che i benefici per Roma possono essere estesi ad altre città storiche, promuovendo una vera riforma federale basata sulle specificità territoriali.
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