”Il governo non scappa, abbiamo difeso l’interesse della Nazione”. Nel mirino delle opposizioni per il rimpatrio di Almasri, la maggioranza fa quadrato attorno ai ministri della Giustizia, Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi, chiamati in Parlamento a riferire sul capo della polizia giudiziaria libica accusato dalla Corte penale internazionale di crimini di guerra dal 2011 a oggi, arrestato a Torino e scarcerato quarantotto ore dopo. La doppia informativa del Guardasigilli e del titolare del Viminale accende il dibattito in Aula, con code velenose soprattutto a palazzo Madama, dove Fdi e Forza Italia per respingere le accuse del centrosinistra tirano in ballo il procuratore capo di Roma, Francesco Lo Voi per la vicenda dei presunti voli di Stato.
La Corte Penale Internazionale ha fatto “un pasticcio frettoloso”, e l’espulsione è stata decisa per ragioni di sicurezza dello Stato. Questi alcuni dei punti emersi dall’informativa urgente dei ministri della Giustizia, Carlo Nordio, e dell’Interno, Matteo Piantedosi, in Aula alla Camera sulla vicenda del cittadino libico sul quale pendeva un mandato di cattura internazionale e che è stato rimpatriato. “Il ruolo del ministro non è semplicemente quello di un organo di transito delle richieste che arrivano dalla Corte: non è un passacarte, è un organo politico che deve meditare il contenuto di queste richieste, in funzione di un eventuale contatto con gli altri ministeri e con le altre istituzioni e gli altri organi dello Stato”, ha detto Nordio, che ha poi parlato di “pasticcio frettoloso” da parte della Corte Penale Internazionale. “È stata la Corte che si è corretta, non sono io che ho rilevato dei difetti – ha spiegato -. La Corte li ha rilevati, ha cercato di cambiarli cinque giorni dopo perché si era accorta che aveva fatto un immenso pasticcio”.
“La ragione di questo pasticcio frettoloso sarà discussa, sarà forse trovata e sarà sospettata in altre sedi o in altre situazioni – ha proseguito il ministro -. Non so perché abbiano agito in un modo così frettoloso da sbagliare completamente un atto così solenne come un mandato di cattura internazionale, comunque è mia intenzione attivare i poteri che la legge mi riconosce e chiedere alla Corte penale una giustificazione circa le incongruenze”. Il ministro si è detto deluso dagli attacchi di una parte della magistratura, accusata di aver espresso giudizi senza aver prima esaminato le carte. “Capisco e rispetto ovviamente le ragioni dell’opposizione, che fa il suo compito anche in modo aggressivo – ha dichiarato -. Capisco la stampa, anche se in questi giorni ha diffuso una serie di notizie inventate e in parte sbagliate. Quello che mi ha un po’ deluso, anche se non è stato inaspettato, è stato l’atteggiamento di una certa parte della magistratura, che si è permessa di sindacare l’operato del ministro senza aver letto le carte”. Per il ministro “è una cosa che può anche essere perdonata ai politici, ma non può essere perdonata a chi per mestiere le carte le dovrebbe leggere”.
“Il cittadino libico noto come Almasri non è mai stato un interlocutore del Governo per vicende che attengono alla gestione e al contrasto del complesso fenomeno migratorio”, ha subito chiarito Piantedosi, che ha aggiunto: “Smentisco nella maniera più categorica che, nelle ore in cui è stata gestita la vicenda, il Governo abbia ricevuto alcun atto o comunicazione che possa essere, anche solo lontanamente, considerato una forma di pressione indebita assimilabile a minaccia o ricatto da parte di chiunque, come è stato adombrato in alcuni momenti del dibattito pubblico sviluppatosi in questi giorni”.
“L’espulsione è da inquadrare, per il profilo di pericolosità che presentava il soggetto in questione, nelle esigenze di salvaguardia della sicurezza dello Stato e della tutela dell’ordine pubblico, che il Governo pone sempre al centro della sua azione, unitamente alla difesa dell’interesse nazionale che è ciò a cui lo Stato deve sempre attenersi nell’obiettivo di evitare, in ogni modo, un danno al Paese e ai suoi cittadini”, ha spiegato. Il ministro dell’Interno ha poi ribadito la linea dell’esecutivo: “Sicurezza dello Stato e tutela dell’ordine pubblico sono beni fondamentali che insieme costituiscono espressione di quella concezione dell’interesse nazionale la cui tutela è prerogativa e dovere di ogni governo e che noi consideriamo cruciale difendere in ogni campo. Lo facciamo dalla complessa gestione dei flussi migratori alle correlate iniziative di cooperazione allo sviluppo, dalla tutela degli interessi economici nazionali in quadranti politici strategici alla sicurezza personale dei nostri concittadini all’estero. Su questa linea, il Governo è fermo e continuerà ad agire all’occorrenza allo stesso modo, con determinazione, responsabilità e orgoglio, sempre e solo nell’interesse dell’Italia e dei suoi cittadini”, ha concluso Piantedosi.
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