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Concorsi pubblici, forse ma forse arriva il criterio della residenza sul territorio

di Gigi Cabrino – È una delle norme previste nel decreto sulla pubblica amministrazione convertito in legge. Tar, ricorsi, magistrature varie, discussioni su costituzionalità della norma permettendo, forse la residenza nel territorio per un certo numero di anni può essere criterio preferenziale nei concorsi pubblici.
Italia Oggi ha commentato il provvedimento parlando di ritorno dei “concorsi padani” degli anni ’90.
Torna in auge il “concorso padano”. Il dl 44/2023 sulla p.a. convertito in legge ripristina un’idea latente da quasi 30 anni e mai definitivamente abbandonata, quella cioè di ricollegare gli esiti dei concorsi pubblici al “territorio”.

Si introduce l’art. 5-bis, ai sensi del quale “In attuazione dell’articolo 117 della Costituzione, i regolamenti degli enti di cui al comma 5, previa intesa in sede di Conferenza unificata di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, possono individuare requisiti ulteriori rispetto a quelli stabiliti per l’accesso al pubblico impiego dal decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, al fine di rispondere ad esigenze di specificità territoriale”.

Non si tratta di una novità. Verso la fine degli anni ’90 molte amministrazioni locali in particolare del Nord Italia decisero di attribuire punteggi maggiorati in virtù degli anni di residenza del concorrente nel territorio dell’ente e della regione. Pioniere fu Cesarino Monti, sindaco di Lazzate.

Il collegato alla Finanziaria 2009 provò ad introdurre la previsione della residenza nella regione nella quale avesse sede l’amministrazione che indice il concorso pubblico come requisito di preferenza a parità di punteggio dei candidati.
La norma non andò in porto, ma il dlgs 150/2009 inserì nell’art.5. 35 del dlgs 165/2001 il comma 5-ter, ai sensi del quale “…. Il principio della parità di condizioni per l’accesso ai pubblici uffici è garantito, mediante specifiche disposizioni del bando, con riferimento al luogo di residenza dei concorrenti, quando tale requisito sia strumentale all’assolvimento di servizi altrimenti non attuabili o almeno non attuabili con identico risultato”.

La differenza sostanziale con il dl appena convertito consiste nella circostanza che la “territorialità” come elemento selettivo sarà disciplinata non direttamente col bando, ma mediante i regolamenti degli enti locali, da adottare previa l’inusitata intesa con la Conferenza unificata.

La “specificità territoriale” potrà essere elemento tale da richiedere requisiti “ulteriori”, anche se non si capisce quali possano essere. La residenza non può considerarsi “requisito” soggettivo, essendo semplicemente una situazione comunque modificabile liberamente in un territorio di una Nazione una e indivisibile.


Nel frattempo, i giornali locali hanno dato di notizia del recente pensionamento di una dipendente del comune di Lazzate, che vinse proprio uno dei “concorsi padani” di fine anni ’90, grazie al punteggio aggiuntivo assicurato da una certa durata della residenza in Lombardia e nel comune stesso. Il concorso fu annullato dal prefetto, il sindaco di allora oggetto di un provvedimento di sospensione, che alla fine venne revocato. E la dipendente “padana” è rimasta al suo posto di lavoro per 25 anni. La “specificità territoriale” ebbe la meglio.

Gigi Cabrino

Gigi Cabrino nato a Casale Monferrato (AL) nel 1977, laureato in economia aziendale, in Teologia e specializzato in servizi socio sanitari, padre di quattro figli. Consigliere comunale a Villanova Monferrato per due mandati a cavallo del secolo scorso e a San Giorgio Monferrato dal 2019. Lavoro nella scuola pubblica da alcuni anni come insegnante prima e tra il personale non docente poi. Atleta di fondo e mezzofondo da sempre.

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