Categorie: Politica

Il tesserato numero 6 della Lega Autonomista Lombarda al Capitano: Ti mancano il profilo, il piede della statua di Alberto da Giussano e, più di tutto, la Lombardia

di Roberto Gremmo – Sono il tesserato numero 6 della Lega Autonomista Lombarda, inverno 1984.

Posso perciò raccontare qualche particolare poco noto sulle vicende che portarono qualche mese dopo alla nascita di un’altra Lega Autonomista Lombarda.

Se non ricordo male, ma ho le carte in archivio, ci fu in un freddissimo inizio d’anno  un incontro organizzato a Milano in un lussuoso appartamento di corso Italia dove la Lega Autonomista Lombarda venne fondata da Umberto Mori, Dacirio Ghidorzi Ghizzi, un certo Bianchi padrone di casa e altri due di cui non ricordo il nome salvo che uno era un federalista Catalano con un gran valigia e e fretta di non perdere un treno… Il sottoscritto, era stato invitato perché segretario del Movimento Autonomista Piemontese.

L’unico atto concreto fu la distribuzione ai presenti si una tesserino verde, (che conservo) con l’impegno di formalizzare la costituzione del movimento al più presto.

Quasi alla fine della riunione piombò nella stanza Umberto Bossi (accompagnato dal cognato). Bossi era allora esponente dell’Unolpa (Unione Nord Occidentale dei Laghi Prealpini) e lamentandosi per non essere stato invitato propose di unire le forze, ottenendo il caloroso consenso di tutti i presenti, meno il catalano che era partito. Si discusse ancora l’eventuale spartizione delle cariche  con l’impegno di ritrovarsi al più presto davanti ad un notaio per formalizzare la nascita del nuovo movimento.

Partii contento, aspettando buone nuove. Che arrivarono il 12 aprile quando il notaio Ballorini di Varese registro l’atto di costituzione formale della Lega Autonomista Lombarda con sede provvisoria a Milano in via Bardelli numero uno. Sorprendentemente, nessuno dei pionieri lombardisti della riunione precedente (neanche il pittoresco catalano) figurava fra i soci fondatori che risultavano, in ordine, Marrone Manuela, Moroni Marino, Bossi Umberto, Brivio Pierangelo, Sogliaghi Emilio Benito Rodolfo e Leoni Giuseppe.

Non so come, per un certo periodo la Lega Autonomista Lombarda divento’ “Lega Lumbarda” ma il 9 dicembre 1986 con atto del notaio Giani il presidente Augusto Arizzi mutò il nome in “Lega Lombarda” richiamando impropriamente l’atto del 12 aprile 1984 che riguardava invece la “Lega Autonomista Lombarda”.

Non mi intendo di azzecca garbugliate legali, ma mi pare che questo nome, mai formalmente mutato, dovrebbe essere ancora nella piena disponibilità dei soci fondatori viventi. E col nome, il simbolo, di cui avrebbe il pre-uso.

Tanto più che nessun partito ha un identico emblema: “un cerchio racchiudente il profilo della Regione Lombardia con nell’interno la figura di Alberto da Giussano come rappresentato nel monumento di Legnano e la scritta Lega Lombarda”. Al Capitano mancano il profilo, il piede della statua e, più che tutto, la Lombardia.

Roberto Gremmo

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