Categorie: Politica

Il Va’ pensiero di Pinemonte

di Stefania Piazzo – “Grimoldi, sei puntuale come le Ferrovie Nord”. Roberto Bernardelli con affettuosa ironia chiama sul palco Paolo Grimoldi che con lui, assieme a Roberto Castelli, Giancarlo Pagliarini, Giuseppe Leoni e altri, hanno dato vita a Patto per il Nord.

La liturgia padana che si rispetti per i presenti in sala inizia con il Va’ Pensiero, che accoglie comunque tutti i convenuti che varcano i giardini della Ludovica, grande dimora storica alle porte di Arcore.

Associazione di associazioni, Patto per il Nord, il cui simbolo è stato ideato da Paolo Grimoldi, fa coagulare il “volgo disperso” attorno all’idea originaria della Lega di 30 anni fa, con l’ambizione di rifondare quell’idea abbandonando il posizionamento a destra del partito di Salvini.

Le parole chiave di decenni fa come “Padania Libera”, “Indipendenza” riecheggiano nella sala della Ludovica. Arrivano i saluti di Marco Reguzzoni, Matteo Brigandì, Toni Iwobi, mentre in sala ascolta anche Roberto Cota, ex governatore del Piemonte e ora responsabile del Dipartimento Semplificazione di Forza Italia.

“Il dibattito inizia, con i senior”, puntualizza subito Bernardelli, ma Grimoldi prende il microfono per spiegare il simbolo. “Siamo donne e uomini che vogliono mettere le risorse a disposizione per le liste d’attesa piuttosto che per un ponte”.

Una questione tecnica: “L’idea dell’associazione non è mia, è di qualcun altro… Memori di esperienze precedenti, siamo già stati dal notaio, in Camera di Commercio e all’ufficio brevetti. Sono onorato di stare con le persone che hanno condiviso questo percorso, ci sono le persone con cui ho iniziato il mio cammino politico. Possiamo essere credibili come difensori del Nord, grazie a questi uomini. Siamo qui perché abbiamo un lavoro, non perché siamo degli scappati di casa. Ci hanno già offerto posti, nomine, ma non abbiamo mai cambiato idea. Non abbiamo dimenticato il sapore della libertà e non abbiamo cambiato idea sulle accise, sui caselli autostradali, sulla legge Fornero, sul canone Rai, sulle Zone economiche speciali e vogliamo ricostruire sul territorio qualcosa che dia speranza alla nostra gente, per difendere le nostre comunità”.

“Da domani apriamo le sedi, da dicembre partiamo col tesseramento. Ma la regola è la meritocrazia, e l’anzianità di partecipazione. Dobbiamo rapidamente strutturarci in tutto il Nord. Dobbiamo essere un movimento giovanile che possa fare i cori che vuole… Faremo le scuole di formazione, avremo il coordinamento dei sindaci”.

Poi Grimoldi la butta lì.

“Il nostro ispiratore è un grande statista, Gianfranco Miglio. Una riforma costituzionale in senso federale che porta all’inversione dei flussi fiscali. La riscossione delle tasse deve tornare ai Comuni e non il contrario, dall’Agenzia delle Entrate”.

Caselli? “Scateneremo l’inferno. La Milano Meda è stata pagata 70 anni fa. Perché non è possibile che invece ci siano i soldi per fare i ponti dove da tre mesi se giri il rubinetto l’acqua non c’è”. Altro esempio. “Le reti metropolitane a Milano si fanno col contributo dei privati, al Sud con i soldi dei contribuenti… Vogliamo la detassazione delle pensioni da chi ha pagato i contributi, vogliamo il rispetto della precedenza ai residenti… Quanto agli stranieri, la porta è aperta per entrare ma anche per uscire”. La sala applaude.

“Chi ci crede, vince. E chiudo con un motto: “Sono gli altri ad avere un problema”, perché gli altri sono tenuti insieme dagli stipendi”.

Arriva il turno dei “senior”. Roberto Castelli dice subito che preferisce di essere presentato “come padre fondatore di Patto per il Nord che non come padre nobile della Lega”.

“Sono anni che un pugno di persone cerca di coagulare le forze autonomiste e federaliste del Paese. Il Partito Popolare del Nord aderisce, perché federarsi è la sola via, come fecero i Comuni lombardi a Pontida. Riconosciamo che questo progetto è più grande di quello che potremmo fare da soli. Dobbiamo crescere e allearci. A Pontida, alleandoci con Grande Nord abbiamo messo la parola Nord sulla scheda, eleggendo un consigliere. In Liguria partecipiamo portando la parola Nord sulla scheda. Reguzzoni ha aderito a Forza Italia? Non importa, conta che la questione del Nord venga portata avanti anche in altri ambiti. Questa è la casa comune di tante sensibilità, al momento è capire che uniti si va più lontano che separati. Sta a noi se questa giornata verrà ricordata politicamente. La parola Nord deve essere rilanciata nel dibattito politico del Paese. Dobbiamo essere presenti nelle competizioni elettorali. E finisco così: Padania Libera”.

Grimoldi fa “svelare” tra un intervento e l’altro il simbolo di Patto per il Nord, il guerriero Pinamonte da Vimercate e ricorda che “questo percorso è stato ispirato mesi fa da uno statista”. Facile intuire.

Giancarlo Pagliarini riprende il filo del discorso e parla di quello che gli viene meglio, i danè. Come esempio virtuoso cita il bilancio di Vimercate e lo raffronta con quello statale.

“Leggo sul quotidiano la Nuova Padania – dice il Mimmo padano – che Giorgetti afferma che il debito pubblico pesa parecchio. Sapete quanto?

Peso debito pubblico, interessi passivi 97 miliardi, diviso 365 giorni sono 265 milioni al giorno. Diviso 24 ore sono 11 milioni all’ora. Tutto quello che Vimercate ha fatto equivale a 10 minuti di interessi passivi sul debito pubblico. Quello che un Comune fa lo Stato lo spende invece in 10 minuti!

La soluzione è cambiare l’organizzazione dello Stato, non ci sono santi. Perché altrimenti la tassazione è calibrata in base al consenso elettorale.

Siamo combinati in un modo tragico. E le pensioni? Secondo noi devono essere a capitalizzazione, ce l’hai in base a quanto hai versato. Avrai gli aiuti che potrà e vorrà darti il tuo Comune. Come in Svizzera: un terzo delle tasse va al Cantone, un terzo al Comune, un terzo al centro. Il modello è quello svizzero, la sovranità risiede nei Cantoni, che delegano al centro e non il contrario”.

La Costituzione svizzera inizia con cinque premesse, tutelare le generazioni future, la dichiarazione “noi siamo diversi” (noi i 26 cantoni) però lavoriamo insieme per costruire per le future generazioni. Federalismo è stare insieme tra territori diversi ma che lavorano insieme. Altro obiettivo è cambiare l’Europa. Perché un cittadino lombardo possa essere cittadino anche della Baviera, non uno straniero in patria”.

Un altro senior riprende il discorso. “Sono un ripetente – dice Giuseppe Leoni – ho già fondato a suo tempo la Lega nel 1984. Il mondo è cambiato, non c’era neanche il fax. Ma anche allora capivamo poco, Bossi aveva la tattica di un mago, ma mi sono innamorato subito dell’idea della Lega e cercavo di trasmettere oggi l’idea di innamoramento del Patto per il Nord. Se si è innamorati non tradisci. Andate a vedere i palchi di Pontida e Venezia oggi. Lì ci sono i traditori della nostra idea. Il 12 aprile del 2013 avevo fatto “Padania Libera” ma la gente era presa da altre cose… Gli amici di Biassono hanno fatto “La Fara”… Perché ero e sono innamorato. Quando avevamo iniziato avevamo l’obiettivo: Roma. Domenica scorsa hanno dissacrato il territorio di Pontida, hanno detto che sono i patrioti. Ora il nemico comune sono i “patrioti”. Siamo oggi gli alfieri per liberare la nostra terra e tornare al Nord”.

“Pinamonte è stato podestà a Bologna e c’era quando Barbarossa cedette l’autonomia ai Comuni”, ricorda Angelo Alessandri, ex presidente della Lega Nord, oggi in Grande Nord. “Quella esperienza di governo a Roma l’abbiamo fatta ma l’obiettivo oggi è stare sui territori, dalle torri municipali, dai Comuni. Mai più a Roma per governare e tenere qui i 125 miliardi l’anno di residuo fiscale che non vediamo”.

“Dove eravamo rimasti e siamo ancora sul Po a fare quel giuramento – dice Mario Borghezio -. Noi il giuramento lo manteniamo. Fedeli seguaci di quell’uomo che si inventò uno Stato e che ci convinse ad andare sul Po. Ci sentimmo e siamo stati protagonisti della storia”.

“Poi i saluti ai fondatori. In particolare a Roberto Bernardelli, imprenditore che ha pagato il sostegno alla causa autonomista più di tanti altri. Penso a Paolo Grimoldi, che ha la stoffa del leader, penso a Leoni, a Castelli che hanno vissuto la storia… Quanto alla militanza, quella della Lega che ancora ho, semmai me la tolgo da solo, non me la tolgono gli altri. Oggi il Patto per il Nord riscopre il senso di appartenenza ad un progetto. Il nostro sogno lo vedranno realizzati i nostri giovani” Vogliamo tornare ad essere quello che siamo. Sperare l’insperabile. Noi non siamo romanizzabili, poi hanno impapocchiato un segretario…”.

Scuola è la parola d’ordine di Francesca Losi, fondatrice del Partito popolare del Nord e consigliere comunale di Pontida. “Qui li perde la battaglia identitaria sia nella selezione dei docenti che nei programmi. E’ la più grande battaglia che non è stata fatta. La seconda battaglia è in sala parto. Un quinto dei nati in Lombardia è di origine straniera. Obiettivo è quindi invertire la curva demografica”.

Lisa Molteni, consigliere comunale di Gerenzano, in rappresentanza di Grande Nord: “Un contenitore di nome e di fatto è un Patto per i nostri territori. Aderiamo al Patto per concretizzare una scelta, rivendicare il diritto di scegliere per noi stessi. La Lombardia è di chi ci vive e ci lavora. Siamo gente del Nord e sappiamo cosa vuol dire far funzionare le cose, decidere dove investire e far prosperare la nostra terra. L’autonomia è un diritto”.

“Siamo lombardi, e sappiamo bene cosa significa rimboccarsi le maniche e far funzionare le cose. Non siamo qui per chiedere, ma per affermare il nostro diritto di gestire le risorse che produciamo, di decidere dove investire, come crescere e come far prosperare la nostra terra. Questo è il vero significato del federalismo: dare potere ai territori, affinché possano essere protagonisti del proprio sviluppo, senza vincoli calati dall’alto.

Lombardia è sinonimo di eccellenza, di lavoro duro, di innovazione. Con questo Patto chiediamo che venga rispettato il principio che chi meglio conosce i bisogni di un territorio sia anche colui che ne decide il futuro. La nostra autonomia non è una richiesta, è un diritto. Un diritto che difendiamo perché sappiamo che solo attraverso il federalismo possiamo garantire crescita, servizi efficienti e opportunità reali per chi vive e investe nel nostro territorio”.

Monica Rizzi: “Il 12 dicembre 2017 Roberto Bernardelli fonda Grande Nord, ho aderito perché Roberto aveva detto “Voglio tenere acceso un lumicino per il Nord”. Le sezioni? Scomparse, a Brescia non c’è più quella provinciale… Io che ho creduto per quasi 40 anni a quel progetto, ho aderito subito e ringrazio però in modo particolare Bernardelli che è stato pioniere nel metterci impegno, risorse, ringrazio Grimoldi e soprattutto Umberto Bossi, quando ho iniziato a fare politica con l’incoscienza dei 15 anni. Oggi non è il momento di far la misura di chi l’ha più lungo tra chi aderisce al Patto. Il momento è quello di unire le forze. Quanto all’autonomia, dico che dopo più di 2800 giorni dal referendum del 2017, dico che non mi basta più l’autonomia, spero nell’indipendenza”.

Roberto Caon, dal Veneto, già parlamentare, ricorda che nel 1991 era artigiano con alcuni dipendenti. Nel 1992 le aziende erano 4, esportando oltre le Alpi. Questo per dire che se si uniscono le forze, si può fare. C’è un futuro per la Padania e questo Paese. Ma non mi soffermo su quello che siamo stati o sull’essere contro qualcuno. Siamo insieme per qualcosa. Idrovia e alta velocità di cui mi occupo mi fanno dire che il 40% del Pnrr va al Sud, le Zes sono al Sud… Manca il peso politico di un sindacato del Nord che fa da contraltare allo strapotere che assiste il Sud. Oggi c’è un vuoto politico che dobbiamo riempire”.

“Qui dentro siamo solo in due a vantare militanza dal 1980, io e Roberto Bernardelli. Buccalossi, ex ministro e Bernardelli, fondarono la prima lista civica per Milano”. Roberto Gremmo storico e giornalista, esordisce così.

“Io non voglio perdere tempo con le chiacchiere, collaboro a condizione che ci siano alcune cose: non essere in vendita, basta guardare indietro, nessuna operazione nostalgia. L’associazione Oneto ha stampato un libro sulla storia dei movimenti autonomisti e il titolo dice tutto: Padania separatista.

Vogliamo un’autonomia padana cantonale, come la Svizzera, basta pianti greci, basta meridionalismo, serve parlarsi chiaro”.

Stefania Piazzo

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