IL VERO SNODO – Il mondo autonomista monco senza una rete culturale strutturata e la proposta di aggiornamento dei programmi scolastici

26 Gennaio 2025
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di Cuore verde – L’aggiornamento dei programmi scolastici proposto recentemente dal ministro dell’Istruzione Valditara introduce un approccio integrativo alla lettura nelle scuole, a partire dalle elementari, dove gli studenti si confronteranno con testi di epica classica, mitologia e opere di autori italiani del Novecento, per sviluppare competenze linguistiche e di scrittura attraverso la lettura e la memorizzazione di poesie e filastrocche.

Alle scuole medie, oltre all’ora facoltativa di studio del latino, vi sarà la possibilità di ampliare le letture con epiche moderne, come la saga di Percy Jackson e opere di autori contemporanei, come Stephen King.  

Obiezioni sono state sollevate da parte di coloro che, nell’adozione dei nuovi programmi, intravedono un’impostazione nostalgico-nazional-patriottica, evidenziando preoccupazioni riguardo alla qualità e alla neutralità dell’educazione proposta.

La critica, in particolare, si concentra sull’idea che i nuovi indirizzi scolastici rappresentino un elogio confuso e mal argomentato dell’identità italiana, attraverso elementi come la memorizzazione di poesie, l’insegnamento del latino alle medie e una revisione storica con tendenze sovraniste.

A sinistra, ci si preoccupa poi anche per le minoranze straniere nella scuola e la mancanza di programmi di integrazione. Eppure, in questi anni, nessuno ha mai dimostrato lo stesso interesse riguardo alla scarsa considerazione per le specificità etnoculturali non solo dei veneti, liguri, piemontesi, ma anche dei siciliani, calabresi, ecc..  

L’aggiornamento dei programmi scolastici, al di là delle polemiche, potrebbe  rappresentare un’importante opportunità per il mondo autonomista di entrare nel dibattito suscitato dalla proposta per individuare le strategie idonee per influenzare l’istruzione e la valorizzazione delle identità locali. 

Partecipare alla definizione delle proposte del ministro in modo costruttivo, invece di opporsi in modo pregiudiziale, e analizzare in quale modo queste modifiche possano essere integrate porterebbe ad una visione più ampia e inclusiva dell’istruzione. 

Si deve purtroppo constatare che l’assenza di istituzioni e fondazioni politiche, culturali ed editoriali che promuovano e sostengono un’idea autonomista e federalista potrebbe costituire un ostacolo oggettivo alla possibilità di inserirsi attivamente in questo dibattito. 

Negli ultimi trent’anni, la mancanza di investimenti culturali ed iniziative politiche volte a creare “anticorpi” in grado di contrastare l’ideologia centralista ha lasciato un vuoto difficile da colmare improvvisamente. Sarebbe interessante ripristinare una prassi “collettivistica” in voga negli anni ’70: l’autocritica. 

È necessario ripensare l’approccio alle questioni politiche e sociali contemporanee, creando una rete di istituzioni e persone che possano promuovere la cultura e la politica autonomista, in modo da essere pronti a reagire, se non nell’immediato presente, almeno in un prossimo futuro, in presenza di circostanze favorevoli, alle scelte politiche che continuano a negare l’autonomia e la diversità dei “popoli regionali”.  

In un panorama politico caratterizzato da pressioni centraliste, con un largo consenso a forze politiche storicamente non favorevoli alle rivendicazioni autonomiste, la battaglia culturale per la promozione di una coscienza identitaria e federalista resta l’unica via attualmente percorribile pur richiedendo, attraverso l’istruzione e la comunicazione  sociale, un impegno forte e strategico. 

IL GIORNALE

Direttrice: Stefania Piazzo
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