IMMUNI – Garante Privacy: no a modello coreano-cinese

24 Giugno 2020
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di Benedetta Baiocchi – Non parla di immuni, non cita la nota app ma affronta così la questione nel suo intervento alla Camera il garante per la privacy, Antonello Soro: “Il rischio che dobbiamo esorcizzare è quello dello scivolamento inconsapevole dal molto evocato modello coreano a quello cinese, scambiando la rinuncia a ogni libertà per efficienza e la biosorveglianza totalitaria per soluzione salvifica”.

In altre parole, la cautela è d’obbligo. Ma in queste parole c’è tutto e niente. Soro ricorda che il fine può essere nobile, ma il mezzo non deve diventare strumento di controllo assoluto. Motivo che spiega i dubbi, e la diffusione disomogenea dell’applicazione.

Ma Soro affronta il tema della sicurezza informatica ad ampio spettro. Cita, ad esempio, la debolezza delle infrastrutture pubbliche, ancora non sufficientemente attrezzate.

“Sono ancora troppi e troppo importanti i sistemi informativi, soprattutto
pubblici, caratterizzati da vulnerabilità suscettibili di pregiudicare tanto la
sicurezza nazionale quanto la dignità dei soggetti i cui dati siano divulgati.
Il data breach dell’Inps, che ha determinato l’esfiltrazione di dati rivelatori
anche di condizioni di fragilità economica è, in questo senso, significativo.
Esso dimostra, peraltro, l’importanza della rigorosa osservanza delle regole di protezione dati”. L’Inps recepirà il messaggio?

Altra questione il riconoscimento facciale.

“Avevamo guardato con favore alla proposta europea di moratoria
sul riconoscimento facciale, ritenendola una lungimirante affermazione dei
principi di precauzione e prevenzione, anche considerando la varietà di usi ai quali tale tecnica può prestarsi.
Se infatti, in alcuni ambiti il ricorso a tali sistemi, circoscritto e assistito
da garanzie adeguate, può fornire un contributo difficilmente conseguibile
altrimenti, in altri contesti esso può invece risolversi in un’ingiustificata (perché, appunto, sproporzionata) limitazione dei diritti individuali.
Il ricorso diffuso a queste tecniche in circostanze “ordinarie” e a meri fini
agevolatori, rischia peraltro di indurre a sottovalutarne l’invasività: il pericolo è quello del “pendio scivoloso”, fino all’acritica accettazione sociale della progressiva perdita di libertà.
E questo, tanto più in ragione dei limiti che il consenso incontra rispetto
alla biometria cosiddetta facilitativa, di cui spesso si ignorano le implicazioni: dalla ubiquitaria geolocalizzazione alla sempre più penetrante profilazione”.

Più chiaro di così.

Poi, nella relazione, una citazione che abbraccia il clima e persino la strategia politica sul Covid, dai Dpcm alle restrizioni in corso.

E’ necessario, afferma Soro, “fare tesoro della lezione di Tucidide, che ricordava come Atene fosse stata distrutta, più che dalla peste, dalla paura di questa”. Ha detto tutto.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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