Secondo quanto riferito dal Rapporto statistico nazionale della Caritas Italiana, circa i due terzi delle famiglie in difficoltà assoluta intervistate (64,6%) dichiara di essere costretto a rinunciare a opportunità formative e di lavoro non potendo lasciare il/i figlio /ia nessuno. Una percentuale che vendita al 69,5% per le donne, dimostrando che il lavoro di cura pesa di più sulle loro spalle. Il 47,1% afferma di non avere tempo per sé, il 38,2% si trova costretto a rinunciare ad attività ricreative per i propri figli, come ad esempio festeggiare il compleanno. Ricorre poi il tema sanitario che chiama in causa il tema dei diritti: il 35,4% delle mamme dichiara di dover rinunciare a prendersi cura della propria salute. Quasi una famiglia su sette (15,2%) non accede al pediatra di libera scelta. “Un dato – scrive Caritas Italia – che ricorda la scarsità dei pediatri nel nostro Paese e la necessità di garantire l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale a tutti i minori, come previsto dalla legge”.
Tra le principali difficoltà registrate dalla Caritas Italiana, e contenute sempre nel Rapporto statistico nazionale 2024, c’è l’acquisto di prodotti di uso quotidiano, come pannolini (tale difficoltà è percepita dal 58,5% degli assistiti), abiti per bambini (52,3%) o alimenti per neonati come il latte in polvere (40,8%), le visite specialistiche pediatriche private (40,3%), l’acquisto di medicinali o ausili medici per neonati, specie se in presenza di disabilità o disturbo del linguaggio (38,3%). Oltre all’acquisto di giocattoli per i propri figli (37,2%), al pagamento delle rette per gli asili nido o degli spazi baby (38,6% dei nuclei) e anche, in casi di necessità, il compenso di eventuali servizi di baby-sitting (32,4%).