Categorie: Politica

Pd schierato con Fedez. Letta: Rai chieda scusa. Di Battista: solidarietà

“Ci aspettiamo tutti parole chiare dalla Rai, parole di scuse”. Lo ha detto il segretario del Partito democratico, Enrico Letta, ai microfoni de “Il Caffe’ della domenica” su Radio24, in merito alla polemica nata in seguito alla denuncia del cantante Fedez. “Voglio ringraziare sinceramente Fedez per parlare di temi” come l’omotransfobia. “E’ lo sforzo che faccio da settimane con molta difficolta’. Ci occupiamo di pandemia e riaperture, ma questo non vuol, dire che non si debbano fare battaglie per i diritti come lo Ius soli e il ddl Zan. Condividiamo in pieno le parole molto forti di Fedez di ieri”, ha sottolineato Letta.

 “Noto che molti politici stamattina hanno deciso di scagliarsi contro la censura dopo il caso Fedez-RAI di ieri sera. Tutti ad esprimere solidarieta’ a Fedez. Bene, ma la solidarieta’ non e’ sufficiente e diventa pelosa se ad esprimerla e’ la stessa classe politica (piu’ o meno tutta) che da anni ha lottizzato la televisione pubblica”. Lo scrive su Facebook Alessandro Di Battista, ex deputato M5s. “Devono saltare le teste dei dirigenti RAI che hanno provato a censurare. Devono perdere lo stipendio. Non c’e’ altra soluzione. Cosi’ se un domani altri dirigenti della televisione pubblica (magari piazzati da qualcun altro) dovessero avere la malaugurata idea di purgare, inquisire o epurare, beh, ci penserebbero due volte”, aggiunge. “Vanno toccati dove fa piu’ male: nei conti corrente. Perche’ ieri si e’ tentato con Fedez il quale sa e puo’ difendersi, ma domani potrebbe toccare ad Assange, a chi denuncia le bombe intelligenti delle guerre umanitarie, a chi osa pronunciare verita’ scomode. Quante brillanti carriere sono state interrotte da cani da guardia del potere piazzati per limitare la liberta’ di espressione in Italia? Quanti cantanti, attori, artisti meno “potenti” mediaticamente di Fedez hanno dovuto ascoltare la frasetta “tu in RAI non ci metti piu’ piede?””, prosegue Di Battista. “Il conformismo e’ dilagante ancora oggi. Pare non sia cambiato nulla da quando Elio e le Storie Tese vennero censurati al concerto del 1 maggio del 1991 perche’ cantarono su Andreotti. Ecco affinche’ le cose cambino qualcuno deve perdere il posto di lavoro. Non e’ vendetta. E’ giustizia. Perche’ peggio delle censura c’e’ solo l’ipocrisia”.

Redazione

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