USA – La guerra delle uova. E non solo

21 Marzo 2025
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Uova sul tavolo della diplomazia internazionale? Sarebbe l’uovo di Colombo. Fatto sta che gli Usa sono in affanno e cercano uova, costi quel che costi. E con la guerra dei dazi, camminare sulle uova dell’Europa diventa una necessità. Tanto che in attesa di trovare il modo per soddisfare la domanda, “The Wall Street Journal” riferisce che man mano che i prezzi delle uova crescono negli Stati Uniti, i viaggiatori ne fanno incetta in Messico ed anche, seppure in misura minore, in Canada.

Le intercettazioni di uova sono aumentate del 36% a livello nazionale in quest’anno fiscale, secondo le dogane USA. In alcune parti del confine texano, la percentuale è arrivata al 54%. “E’ per la differenza dei prezzi”, dice un funzionario delle Dogane di El Paso, dove gli agenti hanno beccato 90 “contrabbandieri di uova” da gennaio. “Il prezzo in Messico – si legge – è circa un terzo di quello negli Stati Uniti”, dove lo scorso mese una dozzina di uova grado-A costavano in media 5,90$, contro i 3$ di un anno prima. In alcuni mercati sono stati visti i prezzi arrivare anche oltre i 10$. L’influenza aviaria che ha decimato le galline ovaiole statunitensi è la principale ragione dell’aumento dei prezzi, anche se l’USDA assicura che la situazione sta migliorando”.

Ma il focus sulle dogane non è solo quello della colazione  proteica all’americana. Le dogane sono al centro di un ampio dibattito in Germania. Come riporta il Corriere della Sera, “I tedeschi finiti in cella sono diventati così tanti che il ministero degli Esteri della Germania ha dovuto modificare le raccomandazioni di viaggio per gli Stati Uniti. «Le false dichiarazioni sul motivo del soggiorno o anche un leggero superamento della validità del visto possono portare all’arresto, alla detenzione e all’espulsione», si legge sul sito web”.

Ma si spiega anche che “Non è un’avvertenza — come avviene per destinazioni problematiche come il Medio Oriente o alcune aree dell’Africa —, ma poco ci manca. “Diversi cittadini europei — turisti, studenti, scienziati — sono stati respinti alla frontiera statunitense o, peggio, portati in centri di permanenza con motivazioni non sempre chiare”. E si riportano le storie di chi ha vissuto l’inaspettata odissea.

Paura di incappare in una nuova politica dalla manetta facile? “I visitatori iniziano a essere preoccupati, alcuni decidono di rimandare il viaggio oltreoceano, altri cancellano le prenotazioni. Il tema «sarà affrontato alla prossima riunione di Airports council international (l’organizzazione che riunisce gli aeroporti, ndr)», anticipa Armando Brunini, ad di Sea, la società di gestione degli scali di Milano Linate e Malpensa”.

Insomma, la questione è davvero preoccupante.  La politica autarchica di Trump avrà un impatto sui viaggi, lo si è capito e il Corriere ricorda che secondo Tourism Economics, “i viaggi internazionali verso gli Usa caleranno del 5% quest’anno (contro un +9% iniziale) a causa delle «politiche e la retorica divisiva dell’amministrazione Trump», con una perdita di 64 miliardi di dollari per il settore turistico”. 

Già i numeri dicono qualcosina… Il numero di ingressi di stranieri rispetto allo stesso periodo 2024, è sceso. Meno 9,5% dall’Italia, meno 6 dalla Francia e meno 7 dalla Germania. Gli italiani che volano negli Usa con vettori americani preferiscono ora compagnie diverse, e quelle Usa hanno perso il 24,5% dei nostri viaggiatori.

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Direttrice: Stefania Piazzo
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