Categorie: Scienza

Ma perché lasciamo scadere monoclonali e antivirali?

 Utilizzare di più i farmaci che abbiamo a disposizione contro Covid-19. A cominciare dagli anticorpi monoclonali, considerando che “sono farmaci che abbiamo già acquistato” e “sarebbe assurdo lasciarli scadere in frigo”. E’ il monito di Guido Rasi, ex direttore esecutivo dell’Agenzia europea del farmaco Ema ed ex consigliere del generale Francesco Paolo Figliuolo, ultimo commissario per l’emergenza coronavirus. Poi – spiega in un’intervista a ‘La Stampa’ – di fronte al rischio che si diffondano nuove sottovarianti super contagiose e immunoevasive come Omicron 4 e 5, “dovremmo approfittare del periodo di bonaccia estiva per capire se il cocktail di monoclonali autorizzato a uso preventivo in chi rischia l’evoluzione in forma grave della malattia da Covid possa funzionare anche contro queste sub varianti. Allo stesso tempo, andrebbe aumentato l’uso degli antivirali”. I monoclonali a uso preventivo potrebbero aiutare a contenere la mortalità per Covid-19? “Assolutamente sì – risponde l’esperto – E dico anche che è questo il momento di usarli con più generosità, perché non sappiamo se poi a ottobre funzioneranno ancora con le nuove sottovarianti”, precisa. “Li somministrerei a tutti quelli che corrono il rischio di un’evoluzione grave della malattia, per l’età avanzata o perché immunocompromessi. Vanno utilizzati bene, ma vanno somministrati – ribadisce Rasi – Certo non li darei a un giovane perché non corra il rischio di infettarsi in discoteca. Ma sopra i 70 anni, e a chi è esposto a più rischi di contagio, come sanitari, forze dell’ordine e insegnanti, sì”. Anche l’antivirale Paxlovid* “lo utilizzerei ancora di più, perché nell’80% dei casi, se somministrato entro 5 giorni dalla positivizzazione – ricorda il microbiologo – fa sì che i sintomi non si aggravino. In quest’ultima settimana abbiano visto che c’è stato un incremento del 35% delle prescrizioni. Ora lo hanno ricevuto 12mila pazienti. Ancora pochi, ma il segnale c’è. Evidentemente i medici di famiglia, poco avvezzi a utilizzare farmaci complessi come questo, hanno fatto all’inizio un po’ di resistenza. Ma basterebbero 20 minuti di formazione mirata alle interazioni da evitare con altre terapie per risolvere il problema”. 

Redazione

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