Categorie: Scienza

Quando nel 1820 i no vax erano contro i vaccini del papa

Nulla di nuovo sotto il sole, e nanche sotto il Papa: già nel 1820 tra i fedeli – allora sudditi – del Papa c’era chi rifiutava la vaccinazione voluta contro il vaiolo da Pio VII. A raccontare l’episodio, in un articolo dedicato ai dilemmi etici sottesi ai vaccini anti-Covid, è la Civiltà cattolica, che in un articolo di Carlo Casalone, gesuita e medico, esordisce ricordando le parole usate dal Segretario di Stato, card. Ercole Consalvi, per conto di papa Pio VII, in un editto del 1820: “Il Vajuolo Arabo malignamente insidia l’uomo dal liminare della vita (…) ed infierisce sulla specie umana quasi per distruggerla nel suo nascere. Questo tristissimo pensiero ognora avvivato ed inasprito dalle ripetute stragi del morbo avrebbe dovuto persuadere ogni popolo ad abbracciare col più vivo trasporto e praticare con pari riconoscenza l’inoculazione vaccina, metodo quanto semplice altrettanto efficace a rintuzzare la venefica forza del malore”.

Il documento del 1820, emanato subito dopo un’epidemia di vaiolo nello Stato Pontificio, “prevedeva, in caso di epidemie, misure organizzative di salute pubblica (quarantena, isolamento) e la pratica della vaccinazione (somministrazione, registri, certificati, approvvigionamento), rendendola obbligatoria e gratuita. Il medico britannico Edward Jenner (1749-1823) – ricorda padre Casalone – aveva da poco confermato, nel 1798, sicurezza ed efficacia della procedura che utilizzava linfa infetta di bovini ammalati di vaiolo. Si era osservato, infatti, che chi veniva in contatto con la forma bovina del vaiolo, di gravità molto inferiore a quella umana, non si ammalava in seguito, ottenendo quella che oggi chiamiamo ‘immunizzazione’. Si poteva così abbandonare il precedente antichissimo uso, di provenienza mediorientale, che allo stesso scopo, ma con rischi ben maggiori, impiegava materiale proveniente da pustole di malati umani. Dopo circa vent’anni di pratica, Jenner concludeva che la vaccinazione ‘produce una malattia breve benigna e senza pericoli, non provoca contagio vaioloso alle persone conviventi e in pari tempo procura contro l’ammalarsi del vaiolo una difesa non minore che l’inoculazione dei prodotti del vaiolo vero (umano)’. Il provvedimento di Pio VII non ebbe però molto successo. Pertanto il suo successore, Leone XII, ne rimosse l’obbligo, ‘vista l’inutilità di insistere’, come nota p. Enrico Baragli, recensendo (sulla civiltà cattolica di scariati anni fa) il noto film Nell’anno del Signore e segnalandone varie imprecisioni storiche: la responsabilità di tale scelta (rinunciataria) non fu ‘né dei papi né dei loro governi, bensì dei pregiudizi popolari, e degli stessi medici, nonché dei parroci. Questi ultimi (…) ritenevano ‘molesto, difficile ed odiosissimo il compilare gli elenchi trimestrali dei nati, e soprattutto di esporre i motivi della non eseguita vaccinazione, stante l’odiosità che ne deriva’”. Anche allora – chiosa padre Casalone – si riscontravano resistenze e opposizioni alla pratica dei vaccini”.

 “Come la peste nel Trecento, il colera nell’Ottocento e l’Aids negli anni Ottanta del secolo scorso, anche il Covid ha provocato un’epidemia di idee cospirative. La sua ombra sinistra raggiunge anche i vaccini. Ora, se si deve escludere che vi sia una pianificazione intenzionale di simili obiettivi, occorre tuttavia riconoscere che effetti collaterali accidentali hanno alimentato sospetti e opposizione ai vaccini”, scrive padre Casalone sulla Civiltà cattolica. “Il discorso sui vaccini deve quindi prendere in considerazione queste molteplici dimensioni, se vuole condurre ad azioni basate su scelte responsabili”.

Papa Francesco, “inserendosi nella linea seguita da molti suoi predecessori – Pio VII, Leone XII, Gregorio XVI, Pio IX -“, afferma che “vaccinarsi contro il Covid-19 è un”opzione etica’ e mette in guardia dal ‘negazionismo suicida’”, ricorda il quindicinale dei gesuiti. “Non so perché qualcuno dice: ‘no, il vaccino è pericoloso’, ma se te lo presentano i medici come una cosa che può andare bene, che non ha dei pericoli speciali, perché non prenderlo?”. La civiltà cattolica, che viene stampato con l’imprimatur della Segreteria di Stato vaticana, ricapitola il contenuto di due documenti pubblicati di recente dalla Santa Sede sulle vaccinazioni anti-covid: il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede sull’uso di vaccini nella cui produzione si impiegano linee cellulari estratte da tessuti di feti abortiti volontariamente; e la Nota della Commissione Vaticana Covid-19 e della Pontificia Accademia per la Vita sugli aspetti che riguardano il più ampio contesto della salute pubblica, anche sul piano globale. Secondo padre Casalone, in generale, è necessaria “un’elaborazione critica di sospetti e paure” nei confronti della possibilità di vaccinarsi. E, da parte pubblica, “la comunicazione dovrà essere completa, trasparente, comprensibile e aggiornata”: nNon basta, secondo il medico gesita, “mettere in campo argomentazioni logiche e dati scientifici, sul piano biomedico e statistico: occorre coinvolgere i piani emozionale e relazionale, in cui i comportamenti sono radicati”. 

Redazione

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