“Chiediamo scusa se siamo umiliati a rispettare queste assurde leggi”. Dal palco di San Giovanni, dove il popolo “no mask” si mischia con la variegata galassia sovranista, in una piazza riluttante ad indossare la mascherina ma costretta per evitare le attenzioni della stampa (definita di regime), e delle forze dell’ordine, impegnate a fare rispettare le regole contro il Covid. E quando lo speaker invitera’ all’uso della mascherina verra’ investito da una bordata di fischi. In piazza molti la mascherina non la indossano neppure. Un momento di tensione si registra quando uno dei manifestanti “no mask” avvicinato dagli agenti inveisce contro di loro tanto da costringere i poliziotti a portarlo via.
A quel punto all’indirizzo delle forze dell’ordine si alzeranno cori come “Vergogna!, vergogna!” o “arrestateci tutti”. Ma guai a parlare di negozionismo. I diversi oratori che si danno il cambio sul palco di San Giovanni, in quella che loro definiscono la “Marcia per la liberazione”, allontanano su di loro il sospetto di negare il coronavirus, rivendicando le istanze di quel popolo rappresentato a Roma da meno di due mila persone (7 mila per gli organizzatori).
Differenti le anime: dai no euro ai contrari all’Europa unita, dagli anti-5g ai complottisti e in mezzo chi solidarizza con i gilet gialli francesi, chi parla apertamente di “dittatura sanitaria” e chi attacca il governo Conte sulle scelte economiche. Piu’ che negare l’esistenza del Covid, a piazza San Giovanni si minimizza, definendo le decisioni assunte per arginare la pandemia frutto di un disegno economico per privare gli italiani della propria sovranita’. “Ci hanno accusato di essere fascisti e negazionisti, i negazionisti sono i media di regime, i partiti di regime – urla dal palco uno degli organizzatori con addosso un gilet giallo -. Usano la pandemia per trasformarci in servi della gleba. Se servira’ nei prossimi mesi avremo il coraggio della disobbedienza civile. Sono tutti al libro paga del regime corrotto, che ci vuole precari, schiavi, chiusi in casa. Non chiudetevi in casa. Sta nascendo un nuovo comitato di liberazione nazionale, contro la dittatura politica e ispirata alla nostra costuzione del ’48”.
L’accusa piu’ ribadita, indirizzata al governo e a non meglio precisati gruppi di potere internazionali e’ una, ripetuta (con declinazioni differenti) quasi come un mantra: “L’uso strumentale del Covid per imporre scelte economiche basate sulla paura che porteranno l’Italia verso il baratro”. Un’azione “tutta pianificata”, e che secondo i manifestanti tenderebbe a mettere a rischio “la sovranita’” a partire da quella monetaria. Il nemico numero uno di piazza San Govanni e’ il premier Giuseppe Conte, a capo di un governo accusato – secondo una delle tante oratrici – di avere adottato “misure sproporzionate, esagerate. E’ un governo irresponsabile, neoliberalista, che vuole fare di questo paese una colonia con misure inutili. Hanno utilizzato questa crisi per colpire l’economia”. Poi l’attacco al Parlamento (“manipolo di servi”), al sistema politico nazionale (“stato dittatoriale”, “oligarchia nazionale”). Tra i nemici del popolo di piazza San Giovanni la stampa, accusata di avere imbastito “una campagna mediatica con una inaudita violenza nei nostri confronti”. E dell’odio verso i giornalisti ne fara’ le spese l’inviato di Fanpage accerchiato e insultato da alcuni manifestanti, costringendo la polizia ad intervenire e a scortarlo fuori dalla piazza.